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1 Ottobre 2013 09:30 | Villa Maria - Sala Conferenze

La compassione in atto



Thero Gnanarama


Rettore del collegio buddista e pali di Singapore
I due concetti buddisti di “amore-gentilezza” e “compassione” sono due aspetti diversi della spinta benevola a sperare e a lavorare per il bene degli altri. Nei testi buddisti, ognuno di questi concetti è stato descritto da quattro punti di vista diversi, e cioè caratteristiche, funzione, manifestazione e origine.
L’amore-gentilezza è amore incondizionato per tutti gli esseri viventi, mentre la compassione è volta a placare le loro sofferenze mentali o fisiche. In genere, la caratteristica dell’amore-gentilezza è il fatto di promuovere l’aspetto del benessere. La sua funzione è dare gioia. Si manifesta come la rimozione dei fastidi. La sua origine è l’osservazione della bellezza negli esseri viventi. Ha buon esito quando fa diminuire l’ostilità, e fallisce quando produce sentimenti egoistici.
La compassione si caratterizza perché promuove l’aspetto della diminuzione della sofferenza. La sua funzione risiede nel non sopportare la sofferenza altrui. Si manifesta come non-crudeltà. La sua origine è la verifica dell’impotenza di chi è sopraffatto dalla sofferenza. Ha successo quando fa diminuire la crudeltà, fallisce quando produce dolore.
La compassione fa commuovere il cuore di fronte alla sofferenza. È descritta anche come un impulso vibrante che si manifesta quando altri si trovano in difficoltà. Ci spinge a impegnarci a diminuire e ad eliminare la sofferenza altrui. Si estende anche a chi soffre per diffusione.
Le prime scritture buddiste abbondano di casi in cui Buddha ha avuto compassione per vari personaggi. Buddha si è mostrato compassionevole non solo verso chi lo ha apertamente insultato, ma anche verso coloro che hanno attentato alla sua vita. Devadatta, che ambiva a diventare la guida della religione buddista, ha attentato più volte alla sua vita. Ha persino mandato degli assassini a ucciderlo. Buddha ha concesso la sua compassione a Devadatta e agli arcieri che lui aveva assunto per ucciderlo. In alcuni casi Buddha è stato insultato di persona per essersi mostrato compassionevole. Una volta, una persona aggredì verbalmente Buddha, ed egli disse con clemenza:
cit.”Non accetto ciò che avete detto. Allo stesso modo in cui non accetto qualcosa che tu offri, faresti meglio a ritirare le tue osservazioni. Possano esse rimanere con te ed essere considerate tue”
 
Sono innumerevoli i casi in cui Buddha ha mostrato compassione sotto vari aspetti – pietà, gentilezza, perdono, ecc. Buddha valutava la vita umana più di ogni altra cosa. Nei testi buddisti si racconta un episodio in cui Buddha persuase due tribù in ordine di battaglia a rinunciare alla guerra grazie ad alcune considerazioni pratiche. Una volta infatti ci fu una battaglia tra le due tribù che vivevano sui lati opposti della diga costruita sul fiume Rohini. Le due tribù coltivavano i loro campi con le acque del fiume. Durante un difficile periodo di siccità, si aprì tra i due popoli un violento dissidio, che gradualmente diventò una guerra. Buddha si accorse che stava per accadere un disastro, arrivò appena in tempo e convinse le due tribù che era una follia uccidersi l’un l’altro per un po’ d’acqua. Buddha chiese alle due tribù in lotta:
cit.”Perché voi, uomini della tribù, siete in assetto di guerra?”
“A causa dell’acqua del fiume Rohini”, replicarono.
“Ditemi cosa ha più valore, l’acqua o la vita umana?”
“La vita umana”, replicarono.
 
Al che Buddha chiese loro se fosse opportuno uccidersi l’un l’altro per l’acqua, che ha meno valore della vita umana. Infine, del tutto convinti, i due popoli rinunciarono alla guerra e instaurarono nuovamente relazioni di amicizia, condividendo le acque del Rohini.
Oggi ci giungono notizie di stragi da tutto il mondo. Il nostro “villaggio globale” è diventato un “campo di battaglia globale”. Sentiamo spesso di conflitti, battaglie e scontri. Nessuno dà veramente importanza alla vita umana. Tutte le religioni del mondo ci insegnano a essere gentili e compassionevoli, ma di fatto molti di noi hanno trascurato questi insegnamenti utili alla società.
Secondo il buddismo, è la compassione che spinge gli uomini ad aiutare i poveri in maniera altruistica. La persona compassionevole serve gli altri senza aspettarsi niente in cambio, neanche un ringraziamento. Molti di noi meritano la nostra compassione incondizionata, e ci sono persone di ogni ceto sociale che hanno bisogno della nostra attenzione compassionevole. Poveri e bisognosi, crudeli e indisciplinati, malati e portatori di handicap, criminali e trasgressori, fuorviati e peccatori, e ladri e rapinatori, tutti loro meritano la nostra compassione. E solo con la compassione possiamo metterli davanti alla loro situazione patetica. Buddha affermava che c’è una grandezza latente in ognuno di noi. È un aspetto sopito, ma un potente attributo. Per quanto una persona possa essere cattiva, non appena capisce la sua cattiveria e si astiene da essa, è degna della nostra ammirazione.
Concediamo insieme la nostra compassione a tutti, a prescindere dalla razza, dalla nazionalità o dalla religione, e rendiamo il mondo un posto adatto a vivere in pace e in armonia senza paura o preoccupazioni.
 

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