| 5 Juny 2015 |
Il progetto. II bilancio del progetto curato dalla Comunità di Sant'Egidio |
«I rom e il diritto al futuro», centosessanta bimbi a scuola |
Le cifre. Coinvolti nel progetto della Comunità di Sant'Egidio 160 rom tra i 6 e i 16 anni. Otto già le scuole in cui è partita la loro scolarizzazione |
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Si sono seduti nelle ultime file: è la primavolta che mettono piede nello storico Caffè Gambrinus. Maria ha il suo da fare con il bimbetto di poco più di un anno abbarbicato al collo: confessa che più di una volta ha stazionato nei paraggi allungando una mano per l'elemosina ma che non ha mai trovato il coraggio di varcare la soglia del bar. Sono tutti tirati a lucido. Milena sfoggia un piccolo fiore di seta trai capelli. I ragazzini si sforzano di rimanere seduti o, almeno, di non essere troppo irrequieti.
Tutti questi Rom che vengono dalla periferia di Napoli e dalla provincia, insieme alla Comunità di S. Egidio, stanno tirando le somme del programma «Diritto alla scuola, diritto al futuro» finalizzato alla scolarizzazione e all'integrazione dei minori rom e delle famiglie.
Un successo: il numero degli scolari rom inseriti nel progetto, trai 6 e i 16 anni, è passato da 57 a 160; il 77% frequenta le elementari e il restante 23 la media inferiore. Il 61% è nato in Italia, molti nella provincia di Napoli. In aumento il numero delle scuole coinvolte, passate da una a 8. A Scampia si sono aggiunti Barra, Centro storico, Vomero e Fuorigrotta. I voti? Tra sufficiente e buono. Circa 70 le famiglie interessate: una mamma è stata eletta nel consiglio di classe.
Considerato una best practice a livello europeo il programma risponde a chi invoca le ruspe per abbattere i campi Rom? Antonio Mattone, Comunità di S. Egidio, parla di stupide strumentalizzazioni «significherebbe solo spostare di qualche km il problema invece di trovare una soluzione». Salvatore Esposito, della stessa Comunità, ricorda che i Rom non sono nomadi ma stanziali in attesa di una sistemazione definitiva. Un altro nodo: il lavoro. La proposta arriva da Gabriella D'Orso che in Prefettura segue le vicende dei Rom: individuare delle aree libere dove potrebbero sfruttare la loro particolare abilità nell'artigianato, a cominciare dalla lavorazione del ferro. È quella «politica del fare» che per la Comunità di S. Egidio si traduce in «laboratorio di convivenza».
Carmela Maietta
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