«Rendo omaggio agli uomini e alle donne d'Italia che hanno salvato decine di migliaia di vite, ringrazio l'Italia per tutto quello che ha fatto e per tutti i sacrifici». È il passaggio più accorato dell'intervento del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
Alla Camera si celebrano i 60 armi dall'adesione dell'Italia all'Onu e la cerimonia - alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, del premier Matteo Renzi, e dei presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini - diventa l'occasione per tributare un grande riconoscimento per l'opera eroica svolta da uomini dello Stato e volontari nel salvataggio di vite in mare. «L'Italia da sempre è stata ponte fra culture e continenti e oggi avete saputo attingere da questa esperienza per dare una risposta forte, coraggiosa e profondamente umana alla più grande crisi dei rifugiati e migratoria dalla fine della Seconda guerra mondiale». Una vicenda in cui l'Italia non ha incontrato grande solidarietà. Il numero uno dell'Onu lo sa bene. «Vicinanza geografica - ha ricordato - non significa responsabilità esclusiva verso i migranti: tutti i Paesi, lo dico sempre a tutti i Paesi europei, hanno responsabilità». E l'accoglienza «è una responsabilità globale che deve essere equamente condivisa».
Un grande riconoscimento alla cultura italiana andando con il ricordo - sottolineato da una prolungata standing ovation - al grande contributo di Alcide De Gasperi per l'adesione dell'Italia alle Nazioni Unite. E un ruolo di primo piano nella costruzione della pace - per il quale Ban Ki-moon ringrazia per il suo impegno anche la Comunità di Sant'Egidio - tocca di nuovo all'Italia, sulla Libia. Ban Ki-moon ha lanciato un appello ai leader libici.
Un'investitura ribadita ieri anche dal rappresentante dell'Onu per la Libia, Bernardino León, in una conferenza stampa congiunta a Palazzo Chigi col ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: «Se l'accordo per l'unità nazionale in Libia diventerà realtà - ha detto Leon - , l'Italia avrà un ruolo di guida nel processo di stabilizzazione del Paese». «Stiamo lavorando per raggiungere il maggior consenso possibile», ha confermato il ministro degli Esteri.
Ban Ki-moon ha preso la parola parlando in italiano. La «cultura italiana - ha aggiunto - è apprezzata in tutto il mondo, ma anche nella mia patria quando indosso una cravatta made in Italy ho l'impressione che mia moglie mi voglia un po' più bene». Poi ha aggiunto, sempre sul filo dell'ironia: lo scorso mese a New York «c'è stato un grandissimo ingorgo, a causa di una sola, piccola macchina italiana, la Fiat 500 del Papa. Quella 500 ha sempre maggiore successo, un po' come l'Italia che è in movimento verso un nuovo futuro».
Renzi ha ricordato i vari teatri operativi in cui l'Italia è presente, «in alcuni casi direttamente con la guida dell'Onu, penso al Libano, al Kosovo, a tanti nostri uomini che lavorano per un'idea di pace che non è astratta». «L'Italia - ha proseguito il premier - ha bisogno dell'Onu ma è anche vero che l'Onu ha bisogno dell'Italia, del suo cuore, della sua generosità e della sua passione». Dal premier è arrivato anche un impegno per l'immediato futuro: «All'Italia dei volontari che lavorano nelle periferie del mondo per la prima volta dopo tanti anni torniamo a dare più soldi, proprio quest'anno con la legge di stabilità».
«Guardiamo all'Onu con rinnovata fiducia», ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso, mentre per la presidente della Camera Laura Boldrini è inevitabile andare con «forte emozione» al suo impegno di portavoce Unhcr. «Il mondo di oggi ha bisogno delle Nazioni Unite, come mai prima negli ultimi 70 anni». Quando ha preso la parola Boldrini, i deputati di Forza Italia hanno innalzato cartelli con le scritte: «Marò liberi» e «Free Italian Marines», appena ultimato l'inno nazionale e la presidente ha dovuto ordinarne la rimozione. Nota stonata, infine, i banchi vuoti del M5S, cha parla di «buffonate internazionali».
Angelo Picariello
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