Caro direttore, diversi interventi ripropongono, all'indomani della tragica morte di Davide Bifolco, una domanda sulla presenza della Chiesa negli ambienti più disagiati della nostra città. Il tema delle periferie umane ed esistenziali è, com`è noto, al centro del pontificato di papa Francesco. Papa Bergoglio, già vescovo di una metropoli dell'America Latina, si muove nel solco del Vaticano II con la riscoperta di una Chiesa povera con i poveri. La condizione di chi è povero è nel cuore stesso dell'esperienza cristiana tanto da rendere per certi versi improponibile un Cristianesimo dimentico dei poveri e delle loro attese.
Napoli continua ancora oggi a presentare il volto di una città povera e contraddittoria, nella quale la presenza della Chiesa è rilevante. Non si tratta solo dell'eccezionale concentrazione di spazi sacri nel centro antico, eredità della Napoli capitale della Controriforma, ma di una rete vitale di parrocchie, istituti religiosi, iniziative del laicato cattolico che coprono tutta la città. Le periferie di Napoli sono abitate e ben conosciute dalla Chiesa, dai parroci, anche quelli meno sotto i riflettori: ricordiamo fra tanti don Vittorio Siciliani, parroco a Scampia dal 1968, e don Antonio Vitiello, vicino a tanti giovani napoletani segnati dalla tossicodipendenza.
Non è un caso che la parrocchia dove Davide è stato battezzato e nel quale è stato celebrato il suo funerale sia affidata ai Padri Vincenziani, missionari e "servi dei poveri", come insegna il loro fondatore, Vincenzo de Paoli. La Chiesa è una presenza familiare nelle zone meno conosciute e (per tanti versi) meno apprezzate di Napoli; questa presenza è prossimità, è compassione, è attenzione alle domande e ai problemi, ne va compreso il valore.
Come tante città del nostro tempo Napoli vive la divisione lacerante fra due realtà: la metropoli europea, capitale dell'arte e della cultura e una città popolare, che se è stata parzialmente toccata dal benessere, resta poco istruita. La Chiesa (con la scuola), spronata dalla passione del cardinale Sepe, continua a costruire ponti fra le due Napoli, investe energie, speranza, dà conforto. E` evidente che questo è importante ma non basta. La morte di Davide è una domanda per tutti i napoletani che non vogliano limitarsi a cercare capri espiatori: la sento rivolta anche a noi della Comunità di Sant`Egidio, che a Traiano siamo di casa da quaranta anni. I giovani di Traiano aspettano la proposta di una vita buona, piena di senso, spesa per gli altri; i credenti e tutti i napoletani di buona volontà sono chiamati a testimoniarla e a offrirla.