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20 Ottobre 2014

Serbi, cinesi, africani: in 80 insieme a lezione di italiano

Concluso con la consegna dei diplomi il quarto anno della Scuola per stranieri condotta dalla Comunità di Sant'Egidio: inaugurate le due nuove aule

 
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Un percorso di integrazione e di amicizia. Sono questi i cardini sui quali si fonda la Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant'Egidio. Ieri nella nuova sede di via Romagna si è svolta la tradizionale cerimonia di consegna dei diplomi e degli attestati di frequenza.
Nata nel 2010, la scuola ha visto crescere in pochi anni in modo esponenziale gli studenti stranieri che gratuitamente possono imparare l'italiano oltre che conoscere usi, costumi e tradizioni del nostro Paese, grazie al lavoro di sei insegnanti volontari. Ben 80 gli iscritti nell'ultimo anno, provenienti da una quindicina di Paesi: dalla Serbia alla Turchia, dalla Colombia alla Cina, dal Venezuela al Senegal, passando per Iran ed Afghanistan. Una ventina gli attestati ed i diplomi consegnati, tre dei quali in virtù di un  esame finale superato grazie alla convenzione con l'Università per stranieri di Perugia, e dunque riconosciuto su tutto il territorio europeo.
A portare il saluto anche un folto parterre di autorità cittadine, tra cui il prefetto Francesca Adelaide Garufi e il sindaco Roberto Cosolini che ha evidenziato come «Trieste sia sempre stata una città aperta, capace di accogliere e di integrare: una ricchezza che ha contrassegnato la storia di questo territorio e che rimane una risorsa con cui affrontare un presente difficile ed un futuro che dobbiamo costruire insieme».
Nell'occasione sono state inaugurate le due nuove aule dei corsi, arredate grazie al contributo del Rotary Trieste Nord: le lezioni vengono ora tenute sia nella sede di via Romagna, attiva dallo scorso anno grazie a una donazione di privati, che in quella di via Matteotti.
«La scuola raccoglie molti cittadini  stranieri dietro ai quali ci sono tante storie» - ha affermato Paolo Parisini, presidente della Comunità Sant'Egidio del Fvg «Storie che hanno un denominatore comune: quello di trovare in Italia la speranza per poter vivere un futuro migliore». Storie che dunque arrivano da ogni parte del mondo e che spesso sono complicate, molte volte in salita.
«Ho trovato un ambiente accogliente, insegnanti preparati e tanti nuovi amici» - racconta Gabriela Georgiana, che arriva dalla Romania e da due anni vive a Trieste -. «Ho fatto questo corso per migliorare l'italiano, per integrarmi sempre di più e trovare un lavoro: adesso vado in Romania a fare un corso di estetista ma poi tornerò qui perché ho deciso che il mio futuro lo costruirò in questa città». Senada Cajic arriva dalla Bosnia, ha una bambina nata a Trieste e una vita complicata alle spalle: «Ho dovuto superare  tanti momenti difficili» - spiega - «ma se sono riuscita a farcela lo devo anche a questa scuola che mi ha dato la forza per andare avanti. La mia speranza adesso è quella di trovare un lavoro per guardare con maggior fiducia al futuro». Stesse aspirazioni per Esmer Gisrbizer che ha 22 anni, arriva dalla Turchia e sogna di «vivere per sempre a Trieste, città moderna e che offre tante possibilità». Ecco poi Hongli Sun, dalla Cina: «Lavoro come cuoco in un ristorante. Qui sto bene, ci vivo da cinque anni ed ho tutta l'intenzione di rimanerci visto che ho portato con me tutta la famiglia».
La scuola come veicolo di integrazione. «L'obiettivo è proprio quello dell'accoglienza, convivenza e amicizia» - spiega Loredana Catalfamo, insegnante alla Comunità -. «Noi abbiamo un sogno: che Trieste possa diventare una sorta di città mondo dove nessuno è straniero».


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