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23 Novembre 2014

Da Ibrahim a Sasantha, la classe dei migranti

Mille storie nella scuola di Sant'Egidio che insegna italiano. Oggi la festa dei trent'anni

 
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NAPOLI il mondo nella scuola Santa Maria di Costantinopoli. E' qui, infatti, che in virtù della sensibilità della dirigente Maria Pia Musella ed in attesa che si concludano i lavori della sede a San Nicola al Nilo, si svolgono le lezioni di italiano per stranieri organizzate dalla Comunità di Sant'Egidio. Oggi si festeggiano i trent'anni dalla prima lezione: pranzo e danze a Città della Scienza. Ieri studenti e docenti - tra questi ultimi uno dei decani è il professore universitario Francesco Dandolo - si sono incontrati come al solito ad un passo dal Museo Archeologico.
«Da quando tutto è cominciato - racconta Dandolo - hanno seguito i corsi di italiano 15.000 persone, provenienti da 115 Paesi». Dietro i numeri, le storie. Ibrahim Yacoubou, 48 anni. Sposato con una signora italiana, ha due figlie. Lavora come mediatore culturale presso la Asl ed è attore. Ha recitato a teatro ed in tv, per esempio nella prima serie della fiction Un Posto al Sole ed in Gomorra.  Nel 1995 rischiò di morire bruciato. «Il decreto Dini - racconta - offriva la possibilità di ottenere i documenti se si fosse denunciato il proprio sfruttatore. Così feci nei confronti della persona che mi teneva a lavorare a Villa Literno nei campi da 4 anni e non aveva mai stipulato un contratto. Fui avvicinato a San Cipriano d'Aversa da un gruppo di ragazzi. Sentii che dicevano: è lui. Poi mi rovesciarono addosso la benzina».
Yacoubu è nato in Benin, da famiglia non povera. Ha studiato teologia in Algeria ed era lì quando il Fronte Islamico di Salvezza vinse le elezioni e l'esercito attuò il colpo di Stato. «Mi rifugiai nell'ambasciata del mio paese - racconta - e poi partii per l'Italia. La conoscevo perché nel 1988 avevo trascorso un paio di settimane da una amico a Villa Literno».
Sasantha, 46 anni, cingalese è arrivato in Italia sulla scia delle promesse di un connazionale truffatore. «In Sri Lanka - racconta - lavoravo come manager in una fabbrica di  biscotti. Non era male. Un conoscente mi ha messo in testa di fare business in Italia. Ho perso 12.000 euro: 10.000 se li è presi lui e 2000 li ho spesi per il viaggio. All'inizio sono stato a casa sua in campagna nei pressi di Modena. Beveva, era prepotente, mi teneva in una condizione di semiprigionia. Nel 2005 è tornato in patria ed io sono venuto a Napoli».
Nessun lavoro, una lingua diversissima da quella che parlava lui. «Tramite amici sono arrivato alla Comunità di Sant'Egidio ed ho iniziato a frequentare i corsi di italiano». Nella Comunità ha trovato anche un lavoro. «Ho fatto un corso di operatore socio sanitario - racconta - ed ora accudisco a domicilio gli anziani del rione Sanità, nell'ambito del progetto che coinvolge tre operatori e 150 pazienti».
Tania, ucraina, è a Napoli da 9 anni. «Sono partita - dice - perché col lavoro che avevo in patria, da infermiera, non avrei potuto mantenere agli studi i miei due figli. Nel 2005 ho pagato 1800 euro ad alcuni conoscenti polacchi che mi procurarono un passaporto falso per passare la frontiera con la Germania. Lavoro come badante e baby sitter, ma ho seguito anche un bimbo autistico». I senza fissa dimora l'hanno ribattezzata «la signora del caffè». E' lei che lo prepara, infatti, e lo consegna ai volontari di Sant'Egidio che di sera distribuiscono pasti e bevande.
Priyamal, 29 anni, ha deciso di partire dallo Sri Lanka quando l'impresa americana in cui era assunto come assistente clienti ha chiuso. «A Napoli - racconta -.viveva già una mia zia e l'ho raggiunta. Per il viaggio ho pagato 10.000 euro. Sono arrivato il 16 novembre 2007. Ora abito al Vomero, con la famiglia presso la quale lavoro come collaboratore domestico. Il mercoledì sera do' una mano nell'ambulatorio medico promosso da Sant'Egidio per i rom al Centro Direzionale
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