| 2 Dicembre 2014 |
Italiano per stranieri, scuola d`integrazione |
Grazie agli immigrati la nostra lingua diventa strumento di comunicazione internazionale |
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Siamo abituati a sottovalutarla, talvolta crediamo che non sia necessario studiarla o perfino che non sia neanche elemento indispensabile del bagaglio culturale di un cittadino o di uno scolaro, perché altre sarebbero le cose davvero importanti. Molti si sono ormai convinti che il suo prestigio nel mondo sia vicino allo zero. Stiamo parlando della lingua italiana, naturalmente, che, tanto per dirne una, non è stata nemmeno ricordata tra gli obiettivi didattici qualificanti del documento governativo intitolato «La buona scuola». Per fortuna, però, non tutti sottovalutano l'importanza dell'italiano, che, secondo notizie recenti, sarebbe al quarto posto tra le lingue straniere studiate nel mondo. E, per quanto riguarda il prestigio, un impulso straordinario è dato dal fatto che Papa Francesco usa correntemente l'italiano, anche fuori d'Italia, come si è visto nel recente viaggio in Turchia. Un altro dato evidente riguarda poi gli stranieri residenti in Italia, che, secondo il censimento, erano nel 2011 almeno quattro milioni e mezzo: per loro apprendere la nostra lingua è una necessità primaria che ormai segna un nuovo e positivo della nostra plurisecolare «Questione della lingua». Nei decenni scorsi le nuo ve esigenze degli immigrati desiderosi di apprendere l'italiano non sono state subito comprese dalle istituzioni, che solo progressivamente hanno preso ad adeguarsi. Prima che intervenissero le istituzioni scolastiche, i bisogni degli stranieri giunti in Italia dagli anni Settanta del secolo scorso, sono stati invece avvertiti tempestivamente da alcuni movimenti e organizzazioni, oltre che da iniziative private.
Proprio quest'anno, per ricordare una consolidata esperienza in questo campo, è stato inaugurato il trentesimo anno di attività della Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant'Egidio. All'inizio degli anni Ottanta, la Comunità di Sant'Egidio avviò a Roma la sua prima scuola per stranieri, che inizialmente accoglieva soprattutto molti giovani provenienti dall'Africa e un primo nucleo di immigrati polacchi e di altri paesi europei. Pochi anni dopo l'esperienza è stata estesa ad altre città italiane: Napoli, Firenze, Milano, Genova, Novara. A Napoli la Scuola di italiano della Comunità di Sant'Egidio da venticinque anni accoglie nelle sue classi centinaia di immigrati di ogni continente, che gratuitamente frequentano corsi di diversi livelli; in questo modo, grazie anche a una convenzione con l'Università per stranieri di Perugia, numerosi studenti sostengono a fine anno l'esame per la «Certificazione di Italiano», un titolo riconosciuto ai fini del permesso di soggiorno, per il quale, secondo la legislazione attuale, è necessario dimostrare un'adeguata conoscenza della lingua.
A Napoli sono circa mille gli studenti stranieri che ogni anno si iscrivono alla Scuola della Comunità avvicinandosi a un apprendimento scolastico che va ad aggiungersi alla spontanea, ma spesso limitata, acquisizione della lingua realizzata, quando possibile, sul luogo di lavoro o in modi occasionali. Alla Scuola di Sant'Egidio giungono a volte immigrati che sono in Italia da pochi giorni: segno che, per effetto di un passaparola, i nuovi arrivati, insieme con altre informazioni fondamentali, ricevono anche l'incoraggiamento a frequentare la Scuola, evidentemente ritenuta un momento decisivo nel primo contatto con la realtà italiana. Nelle aule della Scuola per stranieri, nella comunicazione tra persone che parlano lingue diverse, l'italiano diventa così una lingua ponte, strumento comune di comunicazione, per esempio, tra ucraini, senegalesi, nigeriani, filippini, peruviani e altri. In questo quadro la nostra lingua diventa di fatto una lingua internazionale, che proprio grazie agli immigrati si proietta nel mondo, portando con sé qualcosa delle nostre abitudini, della nostra cultura, ma anche dei nostri prodotti. E non dimentichiamo che insegnare l'italiano agli stranieri non è solo un segno di civile accoglienza, ma può essere anche conveniente per tutti, poiché chi conosce l'italiano può meglio integrarsi in modo regolare e produttivo nel mondo del lavoro.
Sul piano linguistico i nuovi italiani danno anche un nuovo respiro all'italiano che con loro si apre letteralmente verso nuovi orizzonti, allargando i suoi confini ed entrando nelle abitudini comunicative di persone che vedono in esso un'opportunità decisiva per la realizzazione di sogni, ambizioni, progetti di vita. Grazie agli stranieri, che studiano la nostra lingua con quella forte motivazione che spesso noi non sappiamo più trasmettere agli studenti italiani, possiamo dunque scoprire nell'italiano la duttile funzionalità di uno strumento di comunicazione moderno e internazionale.
Nicola De Blasi
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