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9 Giugno 2015

Al-Tayyeb: l'Occidente non è portatore di mali

L'imam dell'università di al-Azhar al Cairo: «La solidarietà può fermare il terrorismo»

 
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Di fronte a una crisi in Medio Oriente senza precedenti, l'Europa mostra tutta la sua inadeguatezza. Lo si vede nel lasciare sola l'Italia nella gestione delle migliaia di profughi che sbarcano sulle nostre coste, lo si vede nella risposta del tutto carente verso la guerra in Siria e verso le persecuzioni dei cristiani in Iraq sotto l'avanzata dell'Is.
Molti sono convinti che bisogna fare qualcosa. Qualcuno si muove. Tra questi Sant'Egidio nella convinzione che sia necessario creare una maggiore unità e una maggiore collaborazione tra Oriente e Occidente e arrivare a un'«offensiva del dialogo» con l'obiettivo di dare un contributo alla fine dei conflitti e salvare la coabitazione. É per questo che la Comunità fondata da Andrea Riccardi ha promosso a Firenze la conferenza internazionale "Oriente e Occidente, dialoghi di civiltà" a cui ieri in PalazzoVecchio, insieme a Romani Prodi e altri esponenti politici e religiosi, ha partecipato il Grande imam dell'Università di al-Azhar del Cairo, massima istituzione dell'islam sunnita, Ahmad Muhammad al-Tayyeb, che vede le difficoltà nella comprensione reciproca con la speranza però «che l'Occidente diventi meno campanilista e arrogante e che l'Oriente sia meno ossessionato e sospettoso, affinché entrambi si incontrino a metà strada».
«L'Oriente - spiega al-Tayyeb - ha molto da offrire all'Occidente per colmare le sue lacune spirituali e religiose, così come l'Occidente ha tanto da offrire all'Oriente per sollevarlo dall'arretratezza». L'Occidente «non è portatore di mali, ma gli Stati ricchi e potenti devono rinunciare alla politica di dominio nei confronti dei deboli e dei diseredati, una politica che ha diviso il mondo in due parti: una che gode di ricchezze, sicurezza, benessere, progresso scientifico, culturale, artistico e di civiltà, e un'altra parte dove imperversano guerre, spargimenti di sangue, terrorismo, distruzione, povertà, ignoranza e malattie». Secondo l'imam, se la crisi mondiale «dovesse proseguire il suo corso, sarà l'umanità tutta a pagame il prezzo con guerre, distruzione, arretratezza e spargimenti di sangue, forse in una misura superiore a quella dei due conflitti mondiali della prima metà dell'ultimo secolo». Anche per questo al «terrorismo che si cela sotto le mentite spoglie della religione» non c'è alternativa «se non quella di essere solidali tra di noi per fermare l'epidemia».
Che non sia semplice definire i «confini» di Oriente e Occidente e che ci siano due mondi a confronto, lo ammette anche Riccardi. Ma questi mondi oggi si parlano, alla faccia di chi teorizza lo scontro di civiltà. «Bisogna sgombrare il campo da questi equivoci, che giustificano moralmente distanze, odi e violenze. Forse - ammette l'ex ministro - siamo stati troppo passivi nei confronti di quanti hanno distrutto i ponti, seminato terrore e predicato odio. C'è un vuoto di incontro e di dialogo da colmare». Al fondatore di Sant'Egidio «piace vedere il dialogo tra Oriente e Occidente come l'incontro tra Ismaele e Isacco, che sono stati separati, ma che scoprono che tanto li unisce: soprattutto sentono, nonostante le diversità, il bisogno di parlarsi e di incontrarsi».
Il primo passo ad alto livello è compiuto, la strada è aperta e Firenze, come ha detto il sindaco Dario Nardella, si candida ancora una volta a città della pace e dell'incontro nel solco tracciato da Giorgio La Pira. Oggi la Conferenza internazionale si conclude in Palazzo Medici Riccardi con gli interventi tra gli altri del cardinale Lluis Martinez Sistach, arcivescovo di Barcellona.