Le storie dei bambini curati lo scorso anno hanno incoraggiato tanti a cercare la guarigione
Nascete sorride in braccio alla mamma, mentre arrivano all'ambulatorio pediatrico dell'ospedale Sant'Egidio. Anche stamattina, tante donne hanno portato qui i loro bambini malati. Alcune hanno fatto molta strada a piedi. Ma all'arrivo, va tutto meglio: mentre si aspetta di essere visitati, si canta insieme e si fa colazione.
Anche la mamma di Nascete era venuta qui, un po' smarrita, un anno fa. La bambina era molto malata, aveva un grave idrocefalo e sembrava non vi fossero molte speranze. Ma i medici dell'ambulatorio le avevano accolte con amore e si erano presi cura della bambina, fino al punto da programmare per lei un'operazione in Italia.
Quando Nascete e la mamma, alla fine di gennaio, sono tornate in Guinea, tutti si sono accorti del cambiamento: la bambina sorrideva, camminava, cominciava anche a parlare. La notizia si è sparsa. Altre donne hanno cominciato a sperare la guarigione per i loro figli.
Per questo, ogni mattina, arrivano qui in tante. Più di ottocento, nelle ultime due settimane. Ognuna, porta con se' i segni di una vita povera e di storie spesso drammatiche.
Nathuan ha tre anni. E' in stato di incoscienza da due giorni ed ha una febbre altissima. Il padre, che lo porta in braccio, è seguito da una piccola processione di familiari. Sono tutti spaventati, vedendo un bambino così piccolo in quello stato.
Si tratta di una forma grave di malaria. Quest'anno, forse perché le piogge sono state più abbondanti del solito, abbiamo notato una maggior incidenza di questa malattia nei bambini che stiamo visitando.
Ma Nathuan è anche molto debole e disidratato. Per questo, oltre ad avviare immediatamente la terapia contro la malaria, cerchiamo di reidratarlo. Per sette, lunghe ore, Nathuan rimane ancora senza conoscenza, mentre tutti, attorno a lui, i medici, gli infermieri, i familiari, siamo tesi e spaventati.
Sono ormai quasi le cinque del pomeriggio, quando Nathuan apre gli occhi e chiede, con una vocina debole ma chiara: "Iagu", acqua!
Nell'ambulatorio c'è un'esplosione di gioia: il bambino si è svegliato. E' il primo passo verso la guarigione. E noi non lo lasceremo solo a percorrere gli altri!
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