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22 Novembre 2010

I cattolici e Pechino

Il Vaticano e le disobbedienze cinesi, ma il ritorno al passato è impossibile

 
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Si riapre l’annosa questione tra Roma e Pechino? Alcuni vescovi cattolici cinesi (riconosciuti dal Papa) hanno compiuto — sembra costretti — l’ordinazione episcopale di un prete senza autorizzazione di Roma. Il gesto, molto grave, viene dopo un periodo di bonaccia in cui ci sono state trattative tra le due parti, intense come mai. Erano quattro anni che in Cina non si facevano ordinazioni illegittime. Tali ordinazioni manifestano una visione tipica cinese fin dalla rivoluzione: controllare la vita religiosa, evitandone la dipendenza dall’estero. «Ognuno ha gli dei del cielo del proprio Paese» — rispose irritato Mao Zedong al comunista italiano Pajetta che tentava di favorire i contatti tra cattolici cinesi e Vaticano. Questa era l’ideologia che ha presieduto alla nascita della Associazione patriottica dei cattolici sotto controllo statale, a cui ha corrisposto una comunità clandestina con una sua gerarchia. Una dolorosa divisione e tante esperienze personali di sofferenza.
Negli ultimi anni non poche questioni si sono andate appianando, mentre la maggior parte dei vescovi cinesi sono oggi riconosciuti dalla Santa Sede o nominati con il suo consenso. Tanti problemi restano aperti e fanno soffrire. Roma non accetta il controllo statale sulle nomine dei vescovi e vede con perplessità il ruolo dell’Associazione patriottica dei cattolici. Per la Chiesa la «dipendenza da Roma» è l’essenziale comunione della vita cattolica. La figura di Wojtyla preoccupava i dirigenti cinesi, come mi fu detto a Pechino: non ne dimenticavano il suo ruolo nella fine del comunismo in Europa.
Il pontificato di Benedetto XVI ha registrato successi sul fronte cinese, impostando le questioni con chiarezza di fondo e interesse all’accordo. È la chiarezza della lettera del Papa ai cattolici cinesi nel 2007. I gesti di attenzione da parte di papa Ratzinger sono vari: le parole sulle Olimpiadi, quelle con l’orchestra cinese in Vaticano, la solidarietà durante le calamità naturali… Gli anni di Benedetto XVI sono stati un tempo in cui le relazioni si sono annodate fino a giungere sulle soglie d’un accordo che si diceva pronto alla firma da qualche mese. Che è successo? Si capisce che arrivare ad un accordo oggi con la Cina sia un passo singolare nel quadro dei rapporti vaticani con gli Stati. Il contenzioso dura da sessant’anni. Molto più lungo che con i Paesi comunisti dell’Est. Da parte cinese ci sono dibattiti interni, forse divisioni, volontà di controllo sulla religione, fatica a comprendere le questioni cattoliche. Ora a Pechino c’è un clima teso per la concessione del Nobel a Liu Xiaobo. Resta la questione dell’Associazione patriottica, di cui il vescovo ordinato illegittimamente, Joseph Guo Jincai, è vicesegretario. Il portavoce vaticano, padre Lombardi, è stato chiaro, dicendo che la Santa Sede considera le ordinazioni illegittime «come gravi violazioni della libertà di religione…». Si ritorna all’inizio con ordinazioni illegittime, costrizione dei vescovi a farle, condanna vaticana? Sembra che tra la visione cinese dello spazio del religioso e la Chiesa ci sia un’inconciliabilità di fondo.
In realtà è impossibile ritornare al passato, nonostante le gravi difficoltà. Il governo della società cinese, che si vuole «armonico» e responsabile, non può non tener conto del vuoto spirituale di un grande Paese, lanciato in una sfida economica vertiginosa. La «setta spirituale» Falungong preoccupò molto i dirigenti cinesi per la sua rapida diffusione, rivelatrice di un bisogno di senso. Ma le religioni (e il Cattolicesimo) si reggono secondo uno statuto loro proprio. D’altra parte i cattolici sono una realtà piccola tra il miliardo e trecento milioni di cinesi: intorno a dieci milioni secondo stime recenti. Al contrario impressiona l’intensa espansione di protestanti e neoprotestanti che sembrano oggi quasi sessanta milioni di fedeli.
La Chiesa cattolica sa, da decenni, di avere in Cina una grande sfida in uno scenario inedito. La Cina è anche un attore mondiale influente, come si vede in Africa. Benedetto XVI, che ha diretto la sua missione nel cuore dell’Occidente capitalista e illuminista, sa che in Asia sta crescendo un nuovo capitalismo, che non ha radici storiche cristiane. Lo sviluppo del Cattolicesimo in Cina è qualcosa che riguarda equilibri futuri di civiltà.


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