La storia di tante amicizie «senza confini», ma anche quella di un anelito «senza fine», traguardo quella di «libertà assoluta» che è «riverenza del mistero e distacco assoluto». La storia della Minore: delle sue relazioni con don Primo Mazzolari ed Ernesto Buonaiuti, con Albert Schweitzer e il Mahatma Gandhi, e tanti altri, ma anche quella del suo eremo, porto franco per cercatori di Dio e luogo di un ecumenismo vissuto prima ancora che teorizzato e discusso (un po' come avviene ancora oggi lassù alle fonti del Clitunno, nei pressi di Trevi). Ecco cosa troviamo nel volume Maria di Campello che raccoglie diversi saggi (ne sono autori fra gli altri Andrea Riccardi, Marco Bertoli, Mariangela Meraviglia, Mauro Velati, Massimo Orlandi), dedicati appunto alla "Minore", cioè a Valeria Pignetti, che, senza essere un'intellettuale, seppe entrare in comunione con uomini e donne dentro la cultura e la storia non solo religiosa dell'ultimo secolo.
Nata a Torino nel 1875 da una famiglia borghese, educata dalla nonna, maestra elementare a vent'anni, la Pignetti al cambio del secolo era entrata tra le Francescane missionarie di Maria. Vi rimase sino al 1919 (vivendo a Firenze, ad Assisi, a Grottaferrata, infine all'ospedale angloamericano di Roma durante la Grande guerra), lasciando poi la congregazione, misticamente convinta che Dio volesse da lei «una vita nuova». Così diede vita a un foyer di eremite laiche, radicate nella tradizione monastica, con un'apertura interreligiosa apparsa allora come una sfida e certamente non capita alle sue origini. Non si trattava di una nuova congregazione, ma di una piccola famiglia francescana, con l'unico vincolo religioso dell'amore fraterno, presto circondata, soprattutto spiritualmente, da tanti amici. Uscita così dal suo Ordine con una novizia, dopo aver vagato per diverse località dell'Umbria, tre anni dopo la scoperta dell'eremo di Campello, («ebbi la certezza interiore che quel luogo ci era destinato»), riuscì a farlo rinascere insieme ad «un destino più radicalmente evangelico».
Aperto da una densa introduzione di Roberto Morozzo della Rocca, articolato da contributi documentati questo libro rende conto di una fedeltà originale a Dio e all'uomo, celebra l'amicizia come festa, esalta il valore della fraternità, della preghiera, della passione leale per la Chiesa, canta l'eternità assicurata nella fede, evitando però le ricorrenti «infiorate spiritualiste ». Non a caso, a chiudere il volume è un intervento, sul filo della memoria ,di Emile Poulat: capace di ricordarci con garbo i pregi del metodo storico anche quando ha per oggetto, come in queste pagine, un'anima mistica per la quale la vita cristiana è un combattimento per giungere alla santità. «Il nostro vivere - ammoniva la Minore - è inesorabile combattimento... Vi è il demone della giovinezza, con la sua legione, vi è il demone meridiano, il cui ascolto è sconvolgente; vi è il demone dell'età matura, delle forze che declinano, quando già la purificazione sembra iniziata e portata innanzi senza sforzo. Eppure il comando di Gesù: "Vigilate!" è sempre ugualmente necessario alla nostra pochezza».
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