Quotidiano di Sicilia | 23 Settembre 2014 |
"Un ulteriore spunto che dovrebbe spronare lo spirito di comunione è costituito dagli effetti favorevoli sullo scambio di merci" |
Democrazia, commercio e religione: i cardini della pace di "Invasioni di libertà" |
Riflettori puntati domenica scorsa su Gela, città che già nel 424 a.C. ha unificato i popoli |
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GELA (CL) - Gela come punto di riferimento per la pace nel Mediterraneo si candida ad ospitare l'assemblea dei popoli della pace nel 2015, un congresso a cui parteciperanno 600 delegati provenienti da tutto il mondo. Una possibilità, ancor prima che una proposta, prospettata nell'ambito del II Congresso "Invasioni di libertà" che la scorsa domenica sul palco del Teatro Eschilo ha visto ruotare esponenti di spicco della cultura europea e non solo.
Il progetto, nato per restituire a Gela la sua identità culturale, è stato promosso dall'assessorato regionale dei Beni culturali e dell'identità siciliana e coordinato dal museo archeologico regionale perché, come dice il direttore Ennio Turco, "la storia si ripeta e passi da Gela, terra di vocazione alla pace e popolo di mare". "Gela ha qualcosa di diverso dalle altre città - dice il sindaco Angelo Fasulo -. Nasce qui la democrazia e la libertà con lo sbarco degli americani. Gela è centro del Mediterraneo, la culla di tante culture ed il centro dell'idea dei valori dell'uomo. Ed è da qui che parte un messaggio forte legato alla pace".
Dello stesso avviso Salvatore Gueli, soprintendente ai Beni culturali e ambientali di Enna che ricorda come "il primo momento di unificazione di popoli risale al 424 a.C". Tra gli ospiti anche Lorenzo Guzzardi, soprintendente di Caltanissetta. "Riflettere sul tema della pace oggi è importante considerato il periodo di immigrazione. Il caso Gela è importante perché è questa città - spiega - che insieme con Camarina decide di fare la pace. Il mondo ionico è stato filtrato tramite Gela a Siracusa".
A trascinare il dibattito verso uno sguardo retrospettivo al convegno gelese del 424 a.C. quando Ermocrate sancì, con un celebre discorso, l'unione tra città della Sicilia, è stato Adalberto Magnelli, docente di storia greca dell'Università Kore di Enna. "Che significa pace? Che concetto è quello di pace? si chiede l'illustre relatore. Quante popolazioni si sono scontrate in Sicilia, fino alle invasioni di libertà che nel momento storico non sono altro che una invasione militare. La pace nel 424 a.C. è l'eccezione non la regola, perché la regola era la guerra, soprattutto per quest'Isola che ha una comunanza di mare, più che di terra".
Il dibattito è stato moderato da Pino Zingale, presidente della sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei Conti per la regione Sicilia che nel suo intervento ha posto "l'uomo come valore assoluto prodotto della pace tra i popoli, da un lato, e l'uomo come semplice strumento di qualcosa di più grande che nella sopraffazione e nella violenza riconosce l'unica ragione della propria azione finalizzata all'imposizione di valori".
È toccato alle studiose spagnole Lourdes Giron Angueiroz e Maria Conceicào Lopes discutere su "Commercio e scambi culturali fra i popoli del Mediterraneo". "Gli scambi commerciali si verificavano nei santuari marittimi che diventavano occasioni per la pace - così nel loro intervento -. Nei posti dove siamo in pace, possiamo commerciare. Oggi è quella che noi chiamiamo zona franca. Tutto ciò che si faceva in questi santuari era inviolabile. Loro ci sono riusciti, e noi?".
A scandire le fasi del congresso una serie di immagini legate al Docufilm, opera di Archeoframe dell'Università Iulm commentato da Tommaso Casini, professore associato di Museologia, storia della critica artistica e del restauro alla Libera università di lingue e comunicazione della Iulm. "Il documentario - spiega - parte dalla considerazione della tematica dello sbarco come condizione determinante che caratterizza la costa gelese e le sue testimonianze storiche e umane. Il ritrovamento a metà degli anni '90 di tre imbarcazioni greche, datate fine VI inizi V sec. a. C., a poca distanza dalla costa, e la loro auspicabile prossima esposizione in un Museo archeologico delle navi di Gela, costituisce il punto di partenza da cui si è voluto incentrare il docufilm". Gli fa eco Eugenio Farioli Vecchioli, regista per Rai Storia che riferisce come "tentiamo di recuperare la storia della città attraverso la storia delle navi greche. Perché - aggiunge - tutto quello che è successo a Gela ha avuto ripercussioni nazionali ed internazionali".
La religione come strumento di pace è stato invece il tema della seconda parte del congresso che ha coinvolto gli esponenti della chiesa cattolica, rabbini e musulmani. Sami Salem, Imam della moschea di Roma ricorda come "la diversità è una ricchezza. Dobbiamo andare in varie parti del mondo, creare canali, per far conoscere agli altri cosa è la pace e cosa dobbiamo fare per stare in pace. Oggi pur avendo una lingua diversa durante questa assembla si sono fatti capire catturando l`attenzione del pubblico perché hanno parlato col cuore". "La pace si costruisce con i bambini e va a braccetto con l'amore ed il rispetto", incanta il pubblico con la preghiera e le parole semplici Stefano Di Mauro Itzaak Been Avraham, rabbino capo della comunità ebraica siciliana. E aggiunge: "Si è in pace quando non si hanno pregiudizi. Abbiamo smarrito il senso morale che possiamo ricostruire però se portiamo il nostro pensiero verso la pace e la dignità umana".
"La donna e l`uomo spirituali - dice Paolo Marozzo Della Rocca della comunità di Sant'Egidio - sono quelli che costruiscono la pace nella giustizia e nell'amicizia. Lo fanno, di solito, negli stessi luoghi dove il nemico dello spirito semina violenza e guerra. Ecco perché grandi uomini spirituali sono stati anche grandi operatori di pace, seppure non sempre raccogliendo frutti immediati". Poi la proposta di Stefania Tallei che della comunità ne è una pedagogista. "Gela diventi città per la vita, movimento internazionale - spiega - ideato dalla comunità di Sant'Egidio che raccoglie città che sono contro la pena di morte. Crediamo che la pena di morte sia guerra e la guerra abbassa la dignità della vita". A sigillare il patto delle religioni anche Rosario Gisana, vescovo della diocesi di Piazza Armerina che esorta affinché "il centro diventi periferia e la periferia diventi centro. Devo sempre ritenere che l'altro ha qualcosa da dirmi per contribuire allo stato di pace. Questo avviene se si è insieme, mai da soli. Riconoscendo i contributi che gli altri possono dare, perché ognuno è a immagine e somiglianza di Dio. Cristo - ha poi riferito - ha inaugurato un nuovo modo di fare pace".
La lunga giornata gelese, promossa con la collaborazione di Gianni Filippini, è stata arricchita dall'inaugurazione di una scultura gigante che campeggia all'ingresso del pontile sbarcatoio del lungomare, raffigurante le ali che spiccano il volo attraverso il mare e da una mostra allestita presso il Museo.
Andrea Cassisi
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