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30 Septembre 2013 09:00 | Peace Hall

La speranza e la pace, i ruoli delle religioni in Giappone



Dominic Ryoji Miyahara


Catholic Bishop, Japan
Due anni fa, quell'11 marzo del 2011, la regione nord-orientale del Giappone è stata colpita da un grande terremoto, seguito dall'attacco di uno gigantesco tsunami. Lo tsunami ha portato via case, campi, lavoro, proprietà, le vite umane, ogni cosa, distruggendo tutto nel suo passaggio. Preghiamo che non si ripeta mai più una catastrofe di così immane porzione. 
 
Ma soprattutto, abbiamo visto la conseguenza dell'incidente nucleare, che ha superato ogni nostra immaginazione! Anche oggi centinaia di migliaia di persone vivono in casette precarie costruite per i rifugiati, che non possono tornare nei loro paesi natii.
 
Non vogliamo che si ripetano calamità in cui sia distrutto tutto, ma per me esiste una cosa sola che vorrei che sia distrutta, cioè il muro di divisione di cui l'apostolo Paolo parla nella lettera agli Efesini. "Veramente Cristo stesso è la nostra pace. È uno che ha riunito due cose che erano separate. Cristo, attraverso il suo corpo, ha tolto il muro che divideva gli uomini, cioè togliendo via l'inimicizia, annullando la legge con numerosi precetti, e congiungendo a sè due cose, ha creato "l'uomo nuovo" realizzando la pace" (Efeso 2, 14-18). L'origine da cui nascono tutte le divisioni, contrasti, conflitti è questo "muro di divisione". Non esiste nemmeno una persona al mondo che non desideri la pace. Esistono la pace mondiale, la pace locale, la pace nei posti di lavoro, in famiglia, ecc., anche se le loro dimensioni, livelli, intensità, diciamo anche gli "aspetti cromatici" sono vari, il desiderio di pace è un'aspirazione comune a tutta l'umanità. Pertanto, per me è di grande gioia che mi sia data l'occasione di poter parlare con voi, su questo tema cruciale della pace.
 
Il disastro che aveva colpito il Giappone lascia in noi, dentro ciascuno di noi, delle "crespature" che vanno allargandosi con cerchi concentrici.... Mi accorgo che stia emergendo anche una forza che tende a distruggere "tutti i muri di divisione". Nella città di Fukuoka, dove risiedo, dopo 6 mesi e dopo un anno dalla catastrofe siamo riusciti a organizzare la funzione religiosa congiunta di 5 gruppi ecumenici per pregare per le anime delle vittime. Questi gruppi erano: chiesa anglicana, battista, chiese cristiane unite, luterani, chiesa cattolica. Anche in passato, cioè 5 anni prima, noi e il reverendo Sato della scuola zen Soto avevamo celebrato la funzione religiosa congiunta, dedicata a tutte le vittime della fede dell'epoca di Edo, giustiziate nel luogo di patibolo. 
 
Nell'occasione più recente, ho spiegato l'intento in questi termini:
 
" Alla base del "muro di divisione" esistono l'autoconvincimento (credere di essere nel giusto), l'abitudine a mettere se stesso nel centro, presunzione, ecc. Non solo, si nota una certa rarefazione del sentimento di rispetto per l'altro. Se, dopo il disastro, 5 comunità religiose sono riuscite ad unirsi per pregare insieme, questo è perché in ciascuno di noi esisteva il comune convincimento e un desiderio appassionato di dover in qualche modo rispondere alle necessità delle persone che soffrono e si trovano nella tristezza. Quando riusciamo a condividere le domande "per chi?", "per quale cosa? " e se riusciamo ad avere il comune convincimento che qui occorra fare ed intervenire, non è tanto difficile togliere via tutti i muri di divisione. Ho sentito  che l'esperienza recente del grave disastro ha fatto in modo che noi ci accorgessimo di questi aspetti fondamentali ed essenziali.
 
Per me vi è un'altra cosa che desidero assimilare come un insegnamento. Si tratta del problema dei modi di utilizzo dell'energia nucleare. Il Giappone è l'unico Paese al mondo che ha subito la tragedia causata dall'uso delle armi nucleari. In questo senso, credo che i rappresentanti religiosi giapponesi abbiano una responsabilità ed un ruolo molto grandi. Noi avevamo vissuto credendo nella "assoluta sicurezza" delle centrali nucleari per la produzione dell'energia elettrica, senza mai dubitare. Ma, con l'incidente accaduto alla centrale di Fukushima, quella fatua "mitologia" è crollata completamente. Dovremmo riconoscere che non si può mai dire che le centrali nucleari sono assolutamente sicure, ma occorre ammettere che gli incidenti nucleari sono possibili. D'altra parte la conseguenza dell'incidente nucleare, a differenza di incidenti aerei o ferroviari, causa la minaccia contro la vita degli abitanti, che permane per lunghissimi anni. Non si tratta di semplici problemi scientifici, chimici, o problemi politici, bensì coinvolge il tema essenziale della "vita" che è affidata all'uomo da Dio. Sento che proprio qui è attesa..., che si introducano in scena "uomini religiosi". Se riusciamo a vedere il volto delle persone tormentate, piangenti, sofferenti, in ansia, a causa del pericolo di contaminazione nucleare, e se riusciamo a sentire le loro esigenze profonde, i muri di divisione s'abbasseranno.
 
 

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