Preghiera per la Pace. Meditazione di Andrea Riccardi sul libro dell'Apocalisse 9, 13-21
19 Марш 2024 | продолжительность: 29:51
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Preghiera per la Pace. Meditazione di Andrea Riccardi sul libro dell'Apocalisse 9, 13-21
Come il suono di quella tromba giunge fino a noi? La tromba è il segnale che avvisa di un pericolo, risveglia la comunità dal sonno e dall’inerzia. La Scrittura vuol essere una parola che risveglia.
In mezzo alla scena dura descritta dall’Apocalisse sta un altare d’oro, davanti al trono di Dio. Questo è l’unico punto fermo nella scena: un altare, da cui salgono le preghiere dei santi.
Si udì una voce dai lati dell’altare: “Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufrate”. Qui si parla del flagello della guerra, nelle categorie di allora. I Romani temevano molto la cavalleria dei Parti, al confine orientale dell’Impero, l’Eufrate. Si parla di un esercito immenso, duecento milioni di uomini, viene descritta una forza che quasi richiama gli armamenti di oggi, sia nei cavalli che nei cavalieri. Dal fumo, dal fuoco, dallo zolfo di questa armata sconfinata “fu ucciso un terzo dell’umanità”.
Questa visione non riguarda il futuro, ma la nostra storia presente. Perché noi già abbiamo sperimentato la guerra, non attorno all’Eufrate, che pure ha conosciuto una situazione non molto tranquilla, ma attorno al Dnepr, fiume che scorre dalla Russia alla Bielorussia, in Ucraina vicino a Kiev, e sfocia nel Mar Nero, vicino alla Crimea, non lontano dalla martoriata Odessa. Passa vicino a Zaporizhia, dove c’è una centrale nucleare a rischio per gli scontri armati.
Da due anni l’Ucraina conosce una guerra malvagia, che colpisce gli innocenti e destabilizza la pace nel mondo. Eppure, davanti a questa tragedia, l’umanità non ha rinunziato all’idolatria dei propri demoni, al culto dell’oro e al culto della forza. Non ha rinunciato agli omicidi e alle stregonerie, alla prostituzione e alle ruberie.
L’orrore dei tanti morti non ha fatto cambiare idea ai signori della guerra. Così oggi si combatte non solo in Ucraina, ma anche in Terrasanta, in Sudan, in Kivu e altrove.
L’umanità, che ha visto l’aspetto bestiale della guerra, non si ravvede, non si converte, non cambia strada. Ma allora, che cosa possono fare i santi che sono sulla terra, noi discepoli di Gesù, impotenti di fronte allo scatenarsi di tante forze?
Infatti, per alcuni il clima bellicoso di questi mesi ricorda quello del 1914, prima della Prima guerra mondiale, quando non si comprese che si scivolava verso una guerra più grande. Oggi i segnali sono evidenti. Ci sentiamo senza potere, la storia sembra scorrere sbandata e folle.
L’Apocalisse fu scritta da gente oppressa, indigente, priva di potere, consapevole di non avere il controllo della situazione, è il libro dei senza potere. Essi sanno che il loro maestro, l’Agnello sgozzato, è il Signore della storia e che possono rivolgersi a lui come a un Padre che non è distratto sulla sorte dei suoi figli dispersi nel mondo, a cui chiedere il miracolo della pace, salvezza dell’umanità, a cui gridare le parole con cui si conclude l’Apocalisse: “Vieni, Signore Gesù!”, per udire una voce che finalmente non annuncia disgrazia: “Sì, verrò presto”.
Vieni presto, Signore Gesù, e donaci la pace!
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