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Il 38° Anniversario della Comunità di Sant'Egidio


 
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La Comunità di Sant'Egidio celebra quest'anno il suo 38° anniversario.
In questa occasione, in tutti i luoghi dove la Comunità è presente, si tengono liturgie e preghiere di ringraziamento.

A Roma, dove la Comunità è nata, l'anniversario viene celebrato con una Liturgia Eucaristica

presieduta dal Cardinale Camillo Ruini Vicario Generale di Sua Santità, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Basilica di San Giovanni in Laterano Giovedì 9 febbraio ore 18,30

OMELIA (Italiano)

ALTRI APPUNTAMENTI

38° Anniversario della Comunità di Sant'Egidio a Barcellona
Sabato 18 febbraio, 20.00h, la liturgia di ringraziamento nella basilica di Sant Just i Pastor presieduta da Mons. Lluís Martínez Sistach - Arcivescovo di Barcellona

OMELIA (Italiano)
OMELIA (Català) OMELIA (Castellano)

 

25° Anniversario della Comunità di Sant'Egidio a Würzburg
Domenica 19 febbraio, Liturgia in duomo per l'anniversario della Comunità
presieduta da Mons. Josef Clemens - segretario del Pontificio Consiglio per i Laici

OMELIA (Deutsch)
OMELIA (Italiano)


38° Anniversario della Comunità di Sant'Egidio a Madrid
Venerdì 7 Aprile, 20.00h, Liturgia eucaristica nella chiesa di San Ignacio
presieduta dal Cardinale Antonio M. Rouco Varela - Arcivescovo di Madrid

 

Appuntamento per qualche migliaio di membri della Comunità di Sant'Egidio e di amici e ospiti della Comunità, vescovi e cardinali, ambasciatori, poveri, rappresentanti delle comunità nell'Africa sub-sahariana e delegazioni europee, per il 38esimo anniversario della Comunità di Sant'Egidio, nata a Roma nel febbraio del 1968, e che raccoglie oltre 50 mila membri, tutti volontari, in più di 70 paesi del mondo. Come è noto, in ogni paese del mondo in cui la Comunità di Sant’Egidio opera, è presente con persone locali e questo ne fa una realtà non comune , dove missione e inculturazione si intrecciano con naturalezza e dove globalizzazione e solidarietà camminano assieme.

 

I FATTI DI UN ANNO, IN ITALIA E NEL MONDO
Un anno non facile da raccontare quello appena trascorso, che si conclude a ridosso del martirio di un amico della Comunità, don Andrea Santoro, un testimone disarmato dell’amore e del dialogo, che non voleva che la bellezza del Vangelo smettesse di creare simpatia e vita nelle terre che hanno visto nascere San Paolo e il cristianesimo, e dopo la memoria di Gebran Tueni in Campidoglio, il 3 febbraio 2006. Un giornalista e un protagonista della rinascita democratica del Libano, vittima del terrorismo, anche lui un simbolo della convivenza pacifica in un mondo attratto dall’odio e dalle semplificazioni dello scontro tra le civiltà. In questa occasione il padre di Gebran, Ghassan Tueni, ha ripetuto le parole pronunciate al funerale del figlio: “In quest’occasione non invito alla vendetta e all’odio, ma, insieme a mio figlio, voglio che anche l’odio sia seppellito per sempre”.

Un anno difficile da sintetizzare, di cui si può dar conto solo in parte. L’anno della malattia di Giovanni Paolo II, della preghiera con tanti vescovi al Policlinico Gemelli, del dolore per la perdita di un padre che ha accompagnato la vita della Comunità in maniera intima e affettuosa fin dalla sua prima visita a una parrocchia romana alla Garbatella, nel novembre 1978, e l’anno in cui un nuovo padre e vescovo, Benedetto XVI è stato donato alla Chiesa universale e, con la diocesi di Roma, alla Comunità. Un Papa che ha messo al centro del suo pontificato l’amore e che ha ricordato a tutti, ai cristiani e al mondo che l’amore è possibile e che questo è il nome stesso di Dio.
Un bilancio della vita delle comunità di Sant’Egidio in Italia, in Europa e nel mondo potrebbe essere un elenco di azioni, iniziative e, in qualche caso di risultati. Ma il filo che lega tutto, la vita difficile di piccole comunità di cristiani in terre complicate come il Pakistan, l’India, l’Indonesia, o comunità che vivono la loro amicizia con i poveri e la preghiera serale nelle più confortevoli città europee, è stato lo sforzo di vivere con i poveri l’amore di Gesù per i poveri. I poveri come amici di Gesù e i nostri amici, è un altro modo di raccontare un anno difficile per il mondo, tra terrorismo, guerra, nuovi scenari inquietanti in Medio Oriente quando la pace sembrava più vicina, mentre il mondo europeo e l’Italia sentono sempre meno il debito verso il Sud del mondo e l’Africa in particolare. Il sacramento del povero e il sacramento dell’eucaristia. E’ così che si spiega come la preghiera principale della comunità di Sant’Egidio, ospitata nella basilica di Santa Maria in Trastevere, sia diventato un luogo di pellegrinaggio e di preghiera nella città di Roma, con circa 300 mila presenze in un anno.
La preghiera che è trasmessa in diretta alla radio dal circuito radiofonico InBlu, in Italia, e che può essere seguita sul sito web, in diretta.
E’ così che si spiega come sia diventato un punto di riferimento la chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, che ospita il primo Memoriale dei Martiri del Nostro Tempo - e raccoglie reliquie di monsignor Romero e di Paul Schneider, di Franz Jaegerstaetter, il contadino tedesco che da solo ha resistito al nazismo per fedeltà evangelica e Alberto Hurtado, André Jarlan, dei martiri ruandesi e russi . E’ diventata un altro centro aperto a tutti per la preghiera e ritrovare il senso profondo di un amore che non risparmia se stessi e che parla a tutti.

Un anno che si può guardare dal particolare punto di vista di chi è escluso dalla convivenza civile: il lavoro nelle carceri in Italia, in Africa, in America Latina, ha portato a migliorarne le condizioni di vita, ha accompagnato migliaia di detenuti. Tra gli 80 mila poveri che hanno potuto celebrare il Natale anche con la festa a tavola della comunità, alcune migliaia sono prigionieri in carceri africani. E quasi 2000 sono i detenuti nel braccio della morte seguiti individualmente dalla Comunità negli Stati Uniti, in Africa, in Giappone, nei paesi arabi e in altre zone del mondo. La battaglia contro la pena di morte ha visto dichiarata illegale l’esecuzione di persone disabili mentali negli Stati Uniti,
il consolidamento della Giornata Mondiale delle Città per la Vita-Contro la Pena di morte, No Justice Without Life. Le capitali che hanno aderito sono diventate 30, nel mondo, da quindici che erano, e quasi 400 le città che hanno scelto di fare di questa campagna una scelta di civiltà, per una giustizia più alta, senza tortura e vendetta. La Conferenza internazionale organizzata dalla Comunità con 11 ministri della giustizia africani, in collaborazione con la Toscana, ha avviato un processo di collaborazione che dovrebbe portare all’abolizione per legge della pena di morte in tre paesi africani e all’esclusione della pena capitale dalla costituzione della Liberia, mentre il New Jersey ha dichiarato una moratoria delle esecuzioni. La Texas Coalition e la National Coalition Against the Death penalty, Death Penalty Focus California e Journey of Hope, Amnesty International e Forum 90 Japan, le organizzazioni presenti nella World Coalition Against the Death Penalty sono diventati partner abituali in uno sforzo per i diritti umani che ha visto la comunità coinvolta nel promuovere uno schieramento internazionale, culturale, interreligioso, umanitario, istituzionale, il più largo possibile per raggiungere obiettivi comuni in grado di toccare vertici e opinioni pubbliche dei paesi mantenitori.

Un anno in cui molti
giovani della Comunità si sono uniti ai tantissimi pellegrini della GMG per dare il benvenuto a Benedetto XVI nella "sua" Germania, animando uno dei centri spirituali dedicato ai "nuovi martiri".

E’ stato l’anno dell’Africa. Africa dimenticata ma anche Eurafrica, una alleanza che offre all’Europa un significato e un ruolo oltre il mercato, e che è indispensabile all’Africa per uscire da guerre, sottosviluppo, carestie e Aids.
Il programma DREAM si è consolidato come il più efficace programma di cura globale dell’AIDS nell’Africa sub-sahariana. Dal Mozambico si è esteso ad altri 5 paesi, ma soprattutto è diventato un modello operativo di riferimento per la lotta all’AIDS in Africa, studiato e sostenuto dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità e da numerosi governi e sanità pubbliche. Oltre ad essere un formidabile strumento di cura, compatibile con le poverissime infrastrutture dei paesi più colpiti, DREAM è diventato un laboratorio di formazione panafricana sul campo di tutte le professionalità necessarie alla cura dell’AIDS e delle malattie opportunistiche in Africa. Oltre 1500 persone, medici, tecnici, infermieri, informatici, assistenti domiciliari si sono formati con lo staff internazionale di DREAM e questo sta rendendo possibile, finalmente, l’allargamento del numero dei pazienti in cura nel continente africano. Il programma iniziato con il sostegno del Gruppo Unicredit e che nel tempo ha visto aggiungersi molte Cooperazioni e Fondazioni internazionali, migliaia di piccoli sostenitori, istituzioni come la World Bank e partner come le Suore Vincenziane e Banca Intesa, copre il 4 per cento di tutte le persone in cura e assistenza nell’Africa sub-sahariana e riesce a far nascere 97 bambini su cento senza virus HIV da madri che hanno il virus nel sangue, fa vivere le madri coprendole con la terapia, interrompe la catena che ha visto il numero degli orfani di AIDS arrivare a 14 milioni.
Africa ha voluto e vuole dire anche sforzo per la pace , in Togo, dove la Comunità ha riavviato un negoziato tra governo e opposizione, lotta alla carestia che colpisce la zona di
Sofala e il Malawi, dove un terzo della popolazione di un paese già svuotato dall’AIDS di giovani e di professionalità è a grave rischio.

Un anno che si può leggere anche a partire dalle emergenze del mondo che per Sant’Egidio sono state quasi sempre emergenze anche interne.
Lo tsunami, che ha visto la più grande raccolta di solidarietà mondiale della storia recente, ha avuto una difficoltà in più, che è stata quella della capacità di spesa e della difficoltà per enti internazionali ad operare in Indonesia e India, paesi di grande tradizione che hanno privilegiato l’intervento diretto. Grazie alla presenza e all'intervento diretto in loco di persone delle comunità Indonesiane e Indiane, che hanno permesso un intervento di aiuto "diretto", non si è assistito a un processo di burocratizzazione degli aiuti, piuttosto generalizzato.Immediatamente sono stati ricostruiti alcuni villaggi nel Tamil Nadu e fornite barche e reti da pesca alla popolazione locale per ricominciare a vivere. Già nei primi mesi il 50 per cento dei fondi raccolti sono stati spesi nell’emergenza e nelle prime ricostruzioni e alla fine dell’anno si è arrivati all’80 per cento:sono state ricostruite 3 scuole in Indonesia, 3 scuole in India, in tutto 6 villaggi in India meridionale.

Sono in corso 48 progetti legati alla ricostruzione e allo sviluppo: scuole, villaggi, barche, reti, sostegno alle diocesi, mezzi di locomozione, sostegno a distanza di villaggi e bambini.

Lo stesso,
con aiuti di emergenza, tende, cibo e protezione per l’inverno, è accaduto per il terremoto in Pakistan, con gli aiuti alimentari, le tende per i villaggi colpiti dall’uragano in Salvador (un container di emergenza di 10 tonnellate partito il 29 dicembre) e con la distribuzione alimentare che da novembre in poi è iniziata in Burkina Faso e Niger, sostenuta dalle raccolte in Europa.

Un anno di amicizia e di battaglie civili a fianco dei più poveri.Gli anziani innanzi tutto. Le campagne
“Sole si, soli no”, “A casa è meglio” e “Insieme fa meno freddo” sono diventati i progetti pilota , in Italia, per prevenire le morti da caldo e da freddo e per andare a proporre modelli alternativi di sostegno a chi è anziano nelle grandi città europee. Un modello non fondato sull’istituzionalizzazione, ma sulla prossimità, che riduce i rischi combinati della malattia, della povertà e dell’isolamento, e che fa passi avanti anche dal punto di vista culturale, come una proposta radicale di ripensamento della organizzazione sociale e sanitaria e della convivenza civile nelle grandi città occidentali. Le Guide “Come rimanere a casa propria da anziani” sono diventate un punto di riferimento stabile in 10 città italiane e i consigli per il freddo e per il caldo sono diventate campagne ufficiali di molti comuni italiani e del Ministero della Salute.

Un anno vissuto per strada, nelle grandi periferie latinoamericane e asiatiche, nel centro delle grandi città europee, con immigrati e persone senza dimora.
Le campagne per l’”emergenza freddo”, le guide “DOVE” per la sopravvivenza nella città , ma anche la riflessione pubblica sul cambiamento della povertà in Italia e sulle nuove povertà, le proposte per ridurre i danni di una maggiore fragilità sociale, il sostegno per il rispetto dei diritti umani anche delle fasce più deboli e degli zingari in particolare, la campagna per l’amnistia e l’indulto in Italia e per rendere possibile, con la nuova legislatura, la cittadinanza italiana per i bambini figli di immigrati sono stati i filoni abituali di una vicinanza ai più poveri che solo in Italia ha coinvolto in questi anni oltre 120 mila immigrati, uno ogni venti presenti nel paese. La campagna per fermare gli sfratti, che colpiscono soprattutto famiglie numerose e anziani soli, ha contribuito, almeno a Roma, a un provvedimento di urgenza che ha diminuito la pressione sui più poveri ed esiti drammatici.
La battaglia per la cittadinanza e una riforma dell’istituto della cittadinanza in Italia rimane al centro delle priorità e una chiave per l’integrazione e il superamento di possibili scontri sociali e culturali nel paese. E a fianco dei bambini e dei disabili fisici e mentali, con le scuole della pace in tutti i paesi del mondo in cui la comunità è presente, con il
movimento del Paese dell’Arcobaleno e i suoi 40 mila bambini iscritti, con la crescita delle adozioni a distanza che hanno adottato migliaia di bambini e intere famiglie e villaggi, garantendo la rinascita e un po’ di futuro dalla Bolivia alla Guinea Bissau, le adozioni internazionali, le manifestazioni del RiGiocattolo che sono diventate un appuntamento in molte capitali europee e non e un modo permanente per educare a un consumo consapevole, incoraggiando una cultura ecologica, coinvolgendo decine (in alcuni casi centinaia) di scuole e migliaia di ragazzi in ogni paese coinvolto. Il Movimento degli “Amici” ha prodotto il secondo volume delle catechesi per i disabili mentali Il Vangelo per Tutti e si è rivelato un importante accompagnamento per vivere la domenica e le grandi tappe della vita cristiana per chi ha un handicap mentale, mentre è cresciuta in bellezza e qualità la grande mostra di arte “Abbasso il Grigio!” che raccoglie le migliori opere delle Scuole d’Arte del Movimento degli Amici e di altre associazioni storiche di amicizia e vicinanza al mondo dell’ handicap. L’opera che è stata premiata dalla giuria dei critici, “L’Africa Spremuta”, dovrebbe essere esposta all’Aeroporto di Roma Leonardo da Vinci.

Un anno in cui la Comunità è stata felice di essere accanto ad alcuni suoi membri che hanno ricevuto l'ordinazione sacerdotale, convinta dell'importanza e della ricchezza data dai presbiteri alla vita di tutta la Chiesa.

Impossibile un rassegna completa di un anno che in ogni paese ha dato vita a momenti importanti di preghiera e di impegno pubblico. L’impegno a fianco delle comunità ebraiche in tutto il mondo per ridurre i rischi dell’antisemitismo e di revisionismo, con la giornata e la marcia della memoria in tante capitali europee e in America Latina, ha avuto nella
Marcia della Memoria di Roma, il 16 ottobre 2005, il momento più intenso, frutto di venti anni in cui la Marcia della Memoria è diventata un importante appuntamento della città, da piccola testimonianza iniziale quale era. La presenza del rabbino capo Di Segni, di Amos Luzzatto, ha corrisposto a quanto accaduto in altre città, da Antwerpen a Buenos Aires.
Il dialogo ecumenico si è rafforzato nelle molte visite e scambi con le Chiese ortodosse di Romania e di Mosca e Costantinopoli e Serbia e Grecia, mentre il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e la Conferenza delle Chiese Europee si sono incontrati a Sant’Egidio e a Santa Maria in Trastevere con la comunità. Sono stati i momenti più rappresentativi di un dialogo ecumenico, con tutte le diverse confessioni cristiane, che è cresciuto in tutto il mondo e che ha visto
nella consegna di reliquie di testimoni della fede evangelici e di altre confessioni cristiane alla chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina momenti di crescita di un ecumenismo di popolo e della memoria che affonda le sue radici nella testimonianza dei martiri del Novecento.
Sono continuati gli incontri di amicizia e di collaborazione tra movimenti e nuove comunità ecclesiali (Stoccarda, Lucca), sulla scia dell’iniziativa avviata dalla Comunità di Sant’Egidio e dal Movimento dei Focolari dopo la storica Pentecoste del 1998 con Giovanni Paolo II a San Pietro.

Ma è stata la pace e il dialogo l’altra dimensione che, con la preghiera, ha attraversato la vita di tutte le Comunità di Sant’Egidio. La
marcia del primo dell’anno, che ha visto una mobilitazione di circa 500 mila persone nel mondo e quindicimila a Roma, ha raccolto il primo messaggio per la pace di papa Benedetto XVI in un momento di gravi incertezze per il mondo e per la pace stessa.
Impossibile dire i modi, l’amicizia, gli incontri fatti di collaborazione concreta, le scuole della pace per i bambini musulmani e non cristiani in Africa, Indonesia, altre parti del mondo, che rappresentano la faccia quotidiana di un dialogo che è l’alternativa permanente alla tentazione dello scontro tra le civiltà, l’apertura di un canale di comunicazione che aiuta a evitare le semplificazioni e la caricaturizzazione dell’altro, e che è il modo strutturale per resistere alla follia di un terrorismo che chiede scontro, violenza e guerra per alimentare se stesso e legittimarsi di fronte ai propri mondi di riferimento.

Il momento più alto è stato sicuramente, però,
il Meeting Internazionale uomini e Religioni, il diciannovesimo incontro mondiale interreligioso per la pace, che si è tenuto per la prima volta in Francia. “Nel nome di Dio, cercate la pace e rifiutate l’odio” è stato il messaggio centrale di una ricerca che ha visto i leader delle grandi religioni mondiali e esponenti della cultura laica raccogliere insieme le sfide della globalizzazione, per costruire le vie di un comune “umanesimo di pace”. L’accoglienza del mondo francese è stata straordinaria, per molti inaspettata.

Un anno di maggiore radicamento in molte situazioni internazionali, testimoniata anche dalla crescita del sito della Comunità, multilingue, triplicato negli ultimi due anni. Con trecentomila lettori abituali e oltre un milione di pagine al mese consultate, mentre i contatti non regolari sono stati quattro volte di più, con oltre quattro milioni di pagine lette al mese.

La Comunità di Sant’Egidio si raccoglierà stasera in preghiera assieme agli amici per continuare a cercare di essere amici di tutti e particolarmente dei poveri a Roma e nel resto del mondo.

Gli Anniversari della Comunità di Sant'Egidio

Il 38° anniversario della Comunità di Sant'Egidio

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Monaco dell’Oriente giunto in Occidente, visse in Francia e divenne padre di molti monaci.La Comunità di Sant’Egidio, che ha preso il nome dalla chiesa a lui dedicata a Roma, lo ricorda nella preghiera, in ogni parte del mondo.
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