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9 Febbraio 2015

Preghiera, Poveri e Pace: un anno con la Comunità di Sant'Egidio

nel giorno in cui celebriamo il 47mo anniversario, ripercorriamo l'anno che è trascorso

 
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“Preghiera, Poveri, Pace”: queste tre parole, pronunciate da Papa Francesco il 15 giugno 2014 nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, hanno sintetizzato meglio di ogni altro discorso la presenza della Comunità di Sant’Egidio nel mondo. E proprio la visita di Papa Francesco alla Comunità, l’incontro con migliaia di giovani, adulti e anziani di ogni condizione sociale, che sono il “popolo di Sant’Egidio” a Roma, è stato l’evento più importante dell’anno appena trascorso. “Qui  – ha detto il Papa citando il saluto iniziale di Andrea Riccardi – si confonde chi aiuta e chi è aiutato”. A chi lo ascoltava nella Basilica, nella piazza e nella chiesa di Sant’Egidio, Francesco ha anche indicato uno stile di lavoro e una mèta per il futuro: “Camminando così aiutate a far crescere la compassione nel cuore della società - che è la vera rivoluzione, quella della compassione e della tenerezza - a far crescere l’amicizia al posto dei fantasmi dell’inimicizia e dell’indifferenza”.
Proviamo dunque a declinare un anno di attività della Comunità di Sant’Egidio – dal febbraio scorso fino ad oggi – proprio alla luce delle parole pronunciate da Papa Francesco.

Una preghiera che accoglie tutti

La preghiera a Santa Maria in Trastevere (ogni sera alle 20.30) ha accolto quest’anno un numero crescente di persone, non solo della Comunità, ma di tanti che l’hanno accompagnata, costituendo un approdo per chi cerca pace, giustizia e un mondo migliore o chiede protezione per sé e per chi i propri cari. Si tratta solo del luogo di preghiera più conosciuto, perché ce ne sono tanti altri in diversi quartieri a Roma, in molte città d’Italia, d’Europa e del mondo.

La memoria di chi è vittima della violenza e dell’indifferenza

Ma ci sono stati, nell’anno appena trascorso, anche alcuni appuntamenti speciali, come la preghiera ecumenica in memoria di coloro che hanno dato la vita per il Vangelo, presieduta dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, all’inizio della settimana santa. O la veglia a San Bartolomeo all’Isola Tiberina, il 26 aprile, per la canonizzazione dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II; la preghiera per le vittime dei “viaggi della speranza” da una sponda all’altra del Mediterraneo (a Mineo il 28 maggio, a Catania l’11 luglio, a Lampedusa il 3 ottobre, nel primo anniversario della strage del mare che fece 366 morti), quella (a Roma e in altre città italiane ed europee) in ricordo di Modesta, la “santa” dei senza dimora, morta dopo che un’ambulanza si rifiutò di soccorrerla.

Amici dei poveri durante tutto l’anno

E’ “dai poveri e dagli anziani” che “si inizia a cambiare la società”, ha detto il papa a Trastevere. Cioè dai più deboli, da chi è considerato uno “scarto” della società – come ha aggiunto Francesco. Sin dalla sua nascita la Comunità di Sant’Egidio ha scelto di essere amica dei poveri (minori in difficoltà, anziani soli, disabili, detenuti di tante prigioni del mondo, bambini di strada delle città africane e latinoamericane). Un lavoro che è cresciuto quest’anno, anche per l’aumento della povertà che interessa l’Italia e l’Europa. Lo testimoniano gli ormai tradizionali pranzi di Natale a cui partecipa tutto il popolo di Sant’Egidio, chi aiuta e chi è aiutato: il 25 dicembre del 2014 si sono seduti alle tavole imbandite della Comunità 181.000 persone in 78 Paesi del mondo. Nelle sole città italiane i pranzi di Natale sono stati 362 (229 l’anno precedente, a riprova di una povertà crescente). Anche migliaia di carcerati hanno partecipato all’iniziativa nei loro luoghi di detenzione.
Nel dicembre 2014 la diffusione della guida “DOVE mangiare, dormire, lavarsi”, destinata ai senza dimora, si è estesa a nuove città italiane ed europee. Alla presentazione dell’edizione romana, il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, ha denunciato la speculazione sulla pelle dei poveri, emersa dalle recenti inchieste della magistratura, e la “criminalizzazione dei poveri, perché al tema della povertà è stato, ingiustamente, affiancato il tema del degrado”. Il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, ha anche lanciato la proposta di una “Costituente per Roma”, per lanciare un’idea sulla città che promuova la qualità della vita e l’integrazione tra il suo centro e le sue periferie.
Un’altra opera della Comunità, cresciuta quest’anno, è costituita dall’ormai vasta rete delle Scuole della Pace – salutate da Papa Francesco nell’Angelus del primo gennaio – che in tutti i continenti, dall’Europa alle bidonvilles africane e latinoamericane, portano avanti un programma di educazione alla pace e alla coabitazione.

Il lavoro per la pace e l’appello per salvare Aleppo

Papa Francesco ha parlato di ”opera da artigiani pazienti” come principale caratteristica del lavoro per la pace svolto da Sant’Egidio. Anche qui gli esempi, lungo il 2014, sono numerosi: Centrafrica, Casamance, Mindanao (nelle Filippine) e Siria, sono solo alcuni dei luoghi di conflitto per i quali la Comunità ha cercato di esercitare una mediazione che parte dall’amicizia con i poveri che vi vivono e che sono le prime vittime della guerra. Per due volte nel corso dell’anno scorso, il 20 maggio e l’8 novembre, il presidente della Comunità Marco Impagliazzo ha illustrato il “metodo di Sant’Egidio” alle Nazioni Unite, incontrando il Segretario Generale Ban Ki-moon e i suoi più stretti collaboratori, con i quali ha parlato di moratoria della pena di morte, del ruolo delle religioni per la pace, del sostegno che i popoli, oltre agli Stati, devono dare alle iniziative dell’Onu. “La pace – ha sostenuto Impagliazzo – deve diventare popolare, non la guerra”.
Il 2014 è stato l’anno che ha visto la pace fare progressi decisivi a Cuba, dove la Comunità da tanti anni porta avanti un prezioso lavoro di riconciliazione e di dialogo; e invece regredire pericolosamente nell’Est europeo, fra Russia e Ucraina dove popolazioni cristiane si combattono fra di loro. All’inizio della crisi in questo Paese, il 9 aprile 2014, su invito della Comunità di Sant’Egidio, fedeli ortodossi, cattolici latini, greco-cattolici e luterani si sono riuniti nella cattedrale latina di Sant’Alessandro a Kiev. Da allora in poi, nella stessa chiesa, ogni mese le diverse confessioni cristiane continuano a pregare insieme per la pace, convocate da Sant’Egidio. Pochi giorni prima, il 21 marzo a Roma, era stato promosso un convegno sul servizio ai poveri come fattore propulsivo dell’ecumenismo, con la partecipazione di esponenti del Patriarcato di Mosca e della Chiesa ortodossa ucraina. Di pace e di dialogo ecumenico ha parlato a Mosca con il patriarca di tutte le Russie Kirill, il fondatore della Comunità Andrea Riccardi, il 3 novembre scorso.
L’attenzione alle vicende della Siria e dell’Iraq è stata quest’anno nel cuore della Comunità, a partire dalla preghiera incessante per la liberazione delle persone sequestrate, tra le quali alcuni amici di Sant’Egidio come i due vescovi di Aleppo, Mar Gregorios e Paul Yazigi e padre Paolo Dall’Oglio. Nel giugno scorso è stato lanciato da Andrea Riccardi “Save Aleppo”, un appello (con migliaia di adesioni) alla comunità internazionale per la salvezza di questa antica città siriana, luogo di millenaria coabitazione e oggi teatro di una guerra che non sembra avere fine.

Il ruolo delle religioni nella costruzione della pace

Il ruolo delle religioni per la costruzione e il mantenimento della pace è stata anche quest’anno un’iniziativa costante della Comunità. Il 19 febbraio scorso - in un convegno a Roma su “Le religioni e la violenza” - Marco Impagliazzo e Jerry White, diplomatico del dipartimento di Stato americano e Nobel per la pace nel 1997, hanno discusso insieme a personalità cristiane, ebree e musulmane, di un “patto comune delle religioni, delle culture e delle diplomazie per la pace”, con riferimento agli scenari di crisi più preoccupanti: Siria, Medio Oriente, Pakistan, Iran, Iraq, l’Africa dei mille conflitti.
“Peace is the future” è stato il tema dell’annuale Incontro Internazionale Uomini e Religioni, che dal 7 al 9 settembre 2014 si è tenuto ad Anversa, in Belgio, cento anni dopo l’inizio della prima Guerra mondiale. Nell’Appello di Pace, lanciato alla fine del convegno, si legge tra l’altro: “Le religioni possono molto: dare cuore e anima alla ricerca della pace come destino comune di tutti i popoli”. E ancora: “Ci assumiamo oggi la responsabilità della pace quando troppi pochi sognano la pace…”.
All’impegno per la pace e lo sviluppo si possono infine ricondurre i due programmi internazionali promossi da Sant’Egidio: BRAVO, per la registrazione anagrafica dei bambini nei Paesi africani, orientato a proteggere i minori dal rischio dell’anonimato e del conseguente possibile sfruttamento; e DREAM, il programma per la cura dell’Aids, presente in dieci Paesi dell’Africa subsahariana, che nello scorso anno ha curato anche interventi di prevenzione del virus Ebola.

Marco Impagliazzo rieletto presidente della Comunità

Il 7 dicembre 2014 Marco Impagliazzo è stato rieletto presidente della Comunità, ricevendo un vasto consenso dai rappresentanti dei diversi nuclei di Sant’Egidio diffusi nei diversi continenti. Il nuovo Consiglio di presidenza rispecchia nella sua composizione la diffusione della Comunità nel mondo: attualmente Sant’Egidio è presente con il proprio impegno a favore dei più deboli in 73 Paesi, con la partecipazione attiva di oltre 60 mila persone, tutti volontari, oltre a migliaia di amici e sostenitori.


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