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7 Marzo 2006

Mozambico: festa a Machava per il quarto anniversario dell'apertura del primo centro DREAM

 
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Ricorre proprio in questi giorni - era precisamente il 28 febbraio 2002 - il quarto anniversario dell’apertura del primo centro DREAM per la terapia antiretrovirale in Africa, quello di Machava, a Maputo, in Mozambico.

DREAM compie dunque quattro anni, quattro anni di realizzazione e di crescita di un sogno, quattro anni di una cura eccellente, accessibile e gratuita per tanti in Africa, quattro anni di lavoro e di impegno perché il diritto alla salute si estendesse anche al continente più dimenticato di tutti, perché quei farmaci che in Occidente salvano tante vite umane potessero essere messi a disposizione anche degli africani.

Il diritto alla terapia era apparso alla Comunità di Sant’Egidio come un diritto umano violato, disatteso, spesso senza che neanche tale violazione venisse avvertita a livello di coscienza. La Comunità aveva invece sentito il dovere di raccogliere il silenzioso appello che si levava dai malati di tanti paesi africani, da uomini e donne adulti, da giovani, ma anche da moltissimi bambini.

Ecco, allora, il lavoro per piantare un piccolo seme in Mozambico, a Machava, quel 28 febbraio 2002, il seme della cura dei malati di AIDS in terra africana, il seme della prevenzione della trasmissione verticale dell’HIV per salvare il futuro del continente.

Quel seme ha dato molti frutti. DREAM è cresciuto: al primo centro mozambicano di Machava se ne sono aggiunti tanti altri. Matola e il Polana Canico, sempre nel 2002. Beira, nel centro del paese, ed altre tre strutture mozambicane nel 2003. Nampula e Quelimane, sempre in Mozambico, nel 2004; ma anche Iringa in quello stesso anno, il primo centro DREAM fuori dal Mozambico, in Tanzania. E poi nel 2005, sempre in Tanzania, Arusha ed Usokami; ma anche, ancora nel 2005, l’estensione del sogno di DREAM a tanti altri paesi: al Malawi, con il centro di Lilongwe; alla Guinea Bissau, con il centro aperto nella capitale; al Kenya, con il centro di Tharaka. Per giungere, con il 2006, alla prossima apertura dei centri DREAM di Conakry, nella Guinea omonima, di Blantyre, in Malawi, e di Abuja, in Nigeria, alla collaborazione con i centri gestiti da congregazioni religiose nella Repubblica Democratica del Congo ed in Angola.

I numeri di questi pochi, densi, anni sono significativi. Nei vari centri DREAM si è fatto il test a più di 22000 persone. I laboratori hanno processato più di 80000 campioni di sangue, tra esame della carica virale e conta dei CD4. I nostri medici hanno effettuato più di 115000 visite. Più di 11000 sono i pazienti a tutt’oggi in assistenza, dei quali più di 5000 con il trattamento antiretrovirale, per un quinto bambini. 2200 sono state le donne in gravidanza seguite con il trattamento di prevenzione della trasmissione verticale, più di 1500 i bambini nati sani. 13 corsi di formazione per il personale dei centri, 12 in Mozambico ed uno in Tanzania, hanno contribuito a far crescere la professionalità di tanti uomini e donne, africani, partecipi del sogno di aprire al continente un futuro libero dall’AIDS.

Quel 28 febbraio di quattro anni fa, quando tutto questo è cominciato, è stato ricordato venerdì 3 marzo appunto a Machava, con una grande festa cui hanno partecipato i medici, gli infermieri, gli attivisti, gli operatori che lavorano per DREAM, ma anche i pazienti che sono in cura da noi.

Nonostante la pioggia di questa stagione in molti sono voluti venire per ricordare insieme un giorno importante. Erano presenti anche tante donne provenienti dall’altro grande centro DREAM di Maputo, quello di Matola, con i loro figli nati sani grazie alla prevenzione della trasmissione verticale.

Ha preso la parola Ana Maria, una delle nostre prime pazienti, oggi in salute, che lavora come attivista nell’ambito di “Mulheres para o DREAM”, l’associazione i cui membri sono testimoni della loro “resurrezione”, gente che ha avuto un grande dono e che lo restituisce giorno dopo giorno mettendo la propria esperienza ed il proprio impegno a disposizione di chi è malato. Ana Maria ha voluto ricordare come tante persone, quattro anni fa, non speravano certo di poter trovare una soluzione alla propria condizione di malattia e di bisogno, non potevano certo immaginare che avrebbero vissuto un tale momento di gioia anni e anni dopo.

Qualcun altro, prendendo la parola dopo Ana Maria, ha aggiunto che, dopo il 4 ottobre - giorno in cui è stata firmata la pace che poneva fine ad anni ed anni di guerra civile -, proprio il 28 febbraio poteva essere considerata la data più importante per la storia del Mozambico.

Una grande torta, lo spumante, i canti gioiosi di tanti hanno concluso la celebrazione di questo anniversario che ha restituito vita ed anni alla vita di molti.


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