L'emergenza non è finita in Indonesia, a quasi due mesi dal maremoto che ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone. Vi sono zone in cui, ancora oggi, non sono arrivati aiuti internazionali: come in alcuni villaggi più interni della zona di Aceh o nelle isole Nias, che si trovano proprio di fronte alla costa del nord Sumatra, e sono state le prime inondate dallo tsunami. Si tratta di zone povere, estranee al grande turismo internazionale.
Nel mese di gennaio, la Comunità di Sant'Egidio ha proseguito la sua presenza nei campi profughi della città di Medan, consegnando aiuti per superare l'emergenza. Allo stesso tempo, due delegazioni si sono recate ad Aceh e nelle isole Nias, per verificare la possibilità di sostenere le popolazioni nella lunga fase di ricostruzione.
MEDAN
Provenienti da una zona di forti tensioni tra comunità etniche, i rifugiati giunti a Medan si sono spontaneamente organizzati in campi rigidamente divisi: da una parte le etnie di religione musulmana, dall'altra i cristiani, soprattutto di etnia cinese. Anche in una situazione di estremo bisogno, riaffioravano diffidenze radicate che non è stato facile superare. La locale Comunità di Sant'Egidio ha tuttavia realizzato una collaborazione, sia con la diocesi di Medan, sia con l'associazione dei rifugiati acehnesi di religione musulmana.
Si è potuto così avviare una serie di interventi che hanno raggiunto molte centinaia di persone. Sono stati consegnati,oltre al cibo, materassi, lenzuola, cuscini, vestiti tradizionali, ombrelli.
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Un'attenzione particolare è stata riservata ai malati. In ospedale a Medan ci sono molte persone rese disabili dal maremoto. Per loro sono state acquistate e donate sedie a rotelle e ausili per la deambulazione. In questi giorni, inoltre, vengono distribuite zanzariere alle famiglie che non hanno ancora trovato una sistemazione e dormono sotto tende o tettoie.
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La storia di Muchtar
Muchtar ha 31 anni. Faceva il camionista a Banda Aceh. Non era ricco, ma la sua era una bella famiglia. Il maremoto ha portato via tutto: Muchtar ha perso la moglie, i suoi due bambini e lui stesso è stato trascinato per chilometri dalla forza dell'acqua. Ricoverato in ospedale, ha subito diverse operazioni e l'amputazione di una gamba.
Solidarietà è per lui una sedia a rotelle, ma è anche la certezza di un'amicizia che cura anch'essa le ferite, perché aiuta a ricostruire un tessuto familiare. Muchtar più volte al giorno telefona a questi nuovi amici: sa che non lo lasceranno solo.
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Il villaggio di Lagundri, nelle isole NIAS
Lagundri si trova sulla cosa sud ovest dell'isola di Nias, proprio di fronte alla costa di Aceh. Il 26 dicembre l'onda del maremoto è arrivata subito, e si è abbattuta, con tutta la sua forza, sui villaggi di pescatori di Teluk Dalam "Il porto in basso". Qui, la delegazione della Comunità di Sant'Egidio, insieme ai religiosi presenti, ha censito 47 famiglie, che hanno bisogno di aiuto per ricostruire le case, gravemente danneggiate.
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Il villaggio di Lamcot, nella regione di Aceh
Non lontano da Banda Aceh, c'è il villaggio di Lamcot. E' stato toccato marginalmente dal maremoto,perché è in una zona più interna. Ma anche lì l'acqua è arrivata dappertutto,ha allagato le case e la scuola, distruggendo un'ala dell'edificio scolastico. La popolazione del villaggio è quasi raddoppiata per l'arrivo dei rifugiati. Un gruppo di giovani del luogo ha costituito un'associazione, la SEFA, che si occupa dei bambini. In questa zona, circa l'80 per cento dei bambini non va a scuola. "La sofferenza di questa gente - si legge nel rapporto fatto dalla delegazione della Comunità di Sant'Egidio che si è recata ad Aceh - non è dovuta soltanto allo tsunami e al terremoto, ma alla povertà, alla mancanza di istruzione, all'arretratezza e anche alla paura, frutto della guerra che vi dura da tanti anni".
E' nato così il progetto di lavorare insieme, la Comunità e la SEFA, per sostenere la scuola di Lamcot. Attraverso il programma "Adottiamo una scuola" verrà ricostruita e ampliata la parte della scuola distrutta dal maremoto, saranno forniti arredi e materiale scolastico.
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Valeria Martano
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