Sono state consegnate ieri a Roma, nella cornice del Maxxi, le Colombe d'Oro per la pace, premio giunto alla 31a edizione e promosso dall'Archivio Disarmo. Tra i vincitori, o l te a Laura Silvia Battaglia, collaboratrice di Avvenire, c'è anche Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant'Egidio - Sicilia, al quale è andato un Premio speciale per l'impegno in prima linea in questi anni nell'accoglienza ai migranti e ai profughi. Il suo è un osservatorio privilegiato sul fenomeno: «Dobbiamo capire- dice Abramo al telefono- che l'immigrazione non è né giusta né sbagliata. Accade, e basta. Tutto il resto è chiacchiera da bar. Europa deve tornare ad avere la sua vocazione alla pace: non si può dimenticare che è nata per dire basta alla guerra». E spera in una "immigrazione che verrà": «Diversa da quella che vediamo ora. In condizioni di sicurezza e con un'aspettativa diversa da quella che oggi dà una società spaventata. Verrà quando ci sarà una condizione di pace in Africa. Molti profughi mi hanno detto: "Io sto qui e penso che neppure nelle mie preghiere ho sperato di poter essere in un posto in cui non sono perseguitato"».
Sant'Egidio in Sicilia segue il migrante in tutte le fasi, «fin dallo sbarco nel porto, dove accogliamo chi arriva con un pasto o un fiore: sembra nulla ma è una cosa che fa stare bene. Siamo presenti nei centri di prima accoglienza e nei percorsi di integrazione. Ma il nostro lavoro, spesso, è accogliere perso ne morte. Questo ha toccato nel profondo la nostra umanità e ci ha fatto capire quanto sia importante anche la salvaguardia della memoria». Nell'esperienza di Abramo dovrebbe essere nell' attenzione alle persone il fulcro delle politiche dell'immigrazione. «Bisogna capire che il migrante, nel periodo in cui soggiorna in Italia, non può sprecare il proprio tempo. Queste persone restano un anno e mezzo o due senza fare nulla, neanche imparano la lingua italiana. Per prima cosa, quindi, dobbiamo smettere di rubare gli anni ai giovani. Come seconda dobbiamo ascoltare di più il migrante: non vogliono restare in Sicilia ma chiedono l'Italia e ancara di più l'Europa. E italiane ed europee devono essere le risposte. Dobbiamo dare fiducia a una generazione che ha deciso di scommettere il loro futuro qui, con noi».
(A.Bel.)