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30 April 2012

Ristorazione Sociale. Il fenomeno dei locali gestito da organizzazioni senza scopo di lucro.

IL non profit cresce a tavola

Una buona formazione premia l’inserimento degli svantaggiati

 
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La ristorazione italiana s'allarga al non profit. Negli ultimi anni hanno aperto i battenti decine di imprese culinarie gestite da cooperative sociali: ristoranti, vinerie, bar o locali alla moda che danno lavoro, in cucina e in sala, a persone svantaggiate.

A Milano, per esempio, nella centrale via Volta è nata nel 20ll “Ciccilla", la prima "polpetteria" della città, gestita dalla cooperativa “Anni versati".

Invece il "Caffè Basaglia" di Torino, inaugurato nel 2008 - dove lavorano utenti dei servizi di psichiatria del capoluogo _piemontese - ospita un fitto calendario di concerti, mostre fotografiche, serate culinarie ed è diventato un punto di riferimento culturale di rilievo. Il fenomeno della ristorazione sociale è lievitato al punto che "Superabile magazine", la rivista dedicata al mondo della disabilità, ha aperto una rubrica dal titolo "Il pranzo della domenica", in cui dar voce a questo particolare tipo di imprese.

La "Trattoria degli amici" è tra i capostipiti del genere. Il ristorante, aperto ne1 1998 a Roma da una cooperativa della Comunità di Sant'Egidio, si affaccia sull'omonima piazza. «Il nostro settore è l’ambito ideale in cui inserire al lavoro persone con disabilità - spiega Giuseppe Di Pompeo, responsabile della cooperativa - e lo stanno capendo in molti: solo quest'anno abbiamo avuto la visita di una decina di realtà diverse, cooperative di Sulmona, Pescara, Venezia, Milano, Arezzo. Realtà che, avendo il problema di trovare. un'occupazione per i propri soci, pensano di aprire un locale simile al nostro». La sfida della ristorazione sociale si gioca sulla qualità del menu e sull'efficienza di chi lavora. La "Trattoria degli amici” deve fare i conti con la concorrenza di decine di ristoranti trasteverini e con una clientela di turisti esigenti, ignara il più delle volte della natura sociale del ristorante. Professionalizzare i dipendenti è garanzia di sopravvivenza. Così, da due anni Sant'Egidio promuove un corso di formazione lavorativa in ambito culinario, per persone con disabilità. Tra i docenti: cuochi, panificatori, esperti di viticultura, sindacalisti e medici; uno staff in grado di spiegare non solo come funzioni una cucina e come si serva a tavola, ma anche aspetti importanti legati all'igiene e ai diritti dei lavoratori. “La formazione è fondamentale - spiega Di Pompeo - innanzitutto perché valorizza i ragazzi disabili, che sono sempre desiderosi di imparare qualcosa di nuovo. Ma soprattutto perché il corso ci consente di introdurli nel mondo del lavoro attraverso tirocini nelle aziende. Accompagnati dai nostri tutor, si inseriscono più facilmente. Dei 26 partecipanti al corso terminato a dicembre, nove hanno già firmato un contratto di lavoro in mense e ristoranti».

Gianfranco Zedde, 50 anni, è lo chef della "Locanda dei Girasoli", ristorante della periferia romana gestito da una cooperativa sociale. «La locanda è stata fondata dieci anni fa dalla mamma di un ragazzo down - racconta Giancarlo - e oggi è gestita da una cooperativa. Con noi lavorano alcuni ragazzi disabili che prendono le ordinazioni, apparecchiano, sparecchiano. Ho fatto il cuoco in ristoranti dove guadagnavo molto, ma sono felice della scelta che mi ha portato qui; partecipare a questa impresa mi riempie la vita». Simone, 25 anni, è uno dei ragazzi della cooperativa: “Qui mi sono realizzato - spiega - mi muovo tra i tavoli e servo la birra alla spina. E poi questo è il lavoro di famiglia: anche mio nonno faceva il cameriere; e anche mio padre».


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