Breve sosta a Torino per l'africana Jane Gondwe. Intensa la sua testimonianza di persona colpita dal virus Hiv, nella chiesa dei Santi Martiri in via Garibaldi. Dal Malawi, piccolo stato dell'Africa subsahariana, è la prima volta che giunge a Torino.
A 29 anni, già vedova da 2 scopri di essere positiva all'Hiv, con tre figli piccoli da far crescere da sola. Con uno scarso salario da maestra, voleva cercare lavoro in Sudafrica, ma era troppo debole per spostarsi. Da amici italiani introdotta nella Comunità di Sant'Egidio viene curata in un suo centro medico. Ora, a 42 anni, è responsabile del Centro Dream sorto 10 anni fa per prevenire l'Hiv e contrastare il più possibile l'Aids.
Volitiva e tenace, collabora con lo staff medico e coordina gruppi di lavoro. Buona accoglienza delle persone, diffusa educazione alla salute, sostegno nutrizionale, diagnostica avanzata, formazione del personale: sono «strumenti quotidiani» del Centro. Dal 2006 sono state assistite 20 mila persone e sale la percentuale dei bimbi nati sani. Anche i giovani si avvicinano con fiducia, con gran voglia di vita «Gli orfani - sottolinea - devono sentire che noi siamo la loro famiglia». Sognano di migliorare la loro situazione sociale e si impegnano nel lavoro.
Per ora la formazione non è molto diffusa: giornali e televisioni sono nelle città. Usati invece i telefoni cellulari con radio incorporata, ma resta arduo avere le schede. Molto sentita e rispettata è la preghiera comunitaria: l'incontro è diramato 15 giorni prima al telefono più vicino ma soprattutto con l'invito personale. Con l'attenzione alla salute, cresce la riconoscenza alla Comunità di Sant'Egidio. «Sono contenta di dar voce all'Africa e orgogliosa del mio lavoro. Ma come potrei essere viva e qui con voi senza il loro Centro?».
Elena Ala
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